una nuova vita

capitolo 10

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  1. lady_crossbow
     
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    Capitolo 10 : Reset


    Un rumore metallico si scontrò sulle pareti, echeggiando nei confini della stanza. La porta del bagno si era chiusa con forza, spinta dall’azione di braccia muscolose. Rick avanzò furioso, con uno sguardo da pazzo, nella mia direzione. Mi afferrò per il colletto della canottiera, avvicinandomi a sé. Carol fece per bloccarlo, ma si arrestò. Forse aveva capito che non mi avrebbe fatto del male. Lo sceriffo doveva aver origliato la conversazione. Mi aveva seguita, raggiunta, magari per dirmi qualcosa, ma vedendomi con la donna, aveva preferito prima ascoltare i nostri discorsi. Non mi opposi. Come una bambola di pezza, fui sollevata ed avvicinata al suo volto. Carol era rimasta immobile, sicura, ma io ero convinta di morire. Sì, sarei morta. Mi avrebbe fatta parlare e poi mi avrebbe ammazzata. Quegli occhi artici e pungenti, mi ricordarono quelli di Philip. Non erano poi tanto diversi. Ero scappata da un folle per incontrarne un altro. Non ero molto furba.

    -Come fai a sapere il suo nome?! – sgolò.

    -Lo conosco. Io conosco quell’uomo..

    La presa si fece più forte, intimandomi a continuare.

    -..Rick, lavoravo per lui. Se mi sono presentata qui, era solo per studiarvi. Woodbury aveva bisogno di sapere prima di organizzare l’attacco..

    Carol serrò la mascella adirata.

    -..ma invece di tornare indietro e riferire tutto, ho esortato Philip a lasciar perdere. Mi aveva mentito.. io non c’ero quando avete assalito la cittadina per riprendervi i vostri compagni. Ero in missione da mesi. Ciò che sapevo di voi era completamente sbagliato. Ti prego di credermi..è la verità.

    Sciolse la morsa, facendomi cadere a terra. Urlava, eccome se urlava. Ripeteva più volte la parola ‘cazzo’ e nel frattempo si reggeva la testa, premendo sulle tempie. I riccioli si intrecciavano alle dita. Carol mi guardava con un misto di odio e gratitudine. Aveva capito che dicevo la verità, non avrei avuto più motivo di mentire. Ovviamente non era certa al cento per cento, ma comunque mi sprezzava per la mia figura ingannatrice. Il gruppo mi aveva accolta, trattata bene tutto sommato. Ed io li avevo quasi pugnalati alle spalle. Dico quasi, perché non avevo più impugnato la lama. Rick si adagiò ad un muro e si sedette su quelle mattonelle monocromatiche. Le mani unite dietro il collo. Compieva movimenti ripetitivi, dondolandosi inconsciamente avanti e dietro. La donna non mi parve stupita. Probabilmente l’amico reagiva spesso così, in modi particolari, tipici di uno schizofrenico. Ma non lo biasimavo.

    -Mi ero fidato, cazzo. Mi ero fidato.. – mormorava lo sceriffo.

    Lei si accucciò vicino a me, con un certo disdegno.

    -Per questo ti ha picchiata? Perché ti sei messa contro?

    Annuii.

    -E cosa sei venuta a fare qua, eh? Non avrai protezione da noi. Vattene immediatamente!– sbraitò Rick, tornando in piedi.

    Carol bloccò lo sceriffo, impedendogli di raggiungermi nuovamente.

    -Rick! Rick ascoltami. Non ha senso buttarla fuori adesso, cerca di ragionare. Una persona in più ci farà comodo. Non ha dato informazioni al Governatore, attaccheranno come l’altra volta. Dobbiamo solo farci trovare pronti.

    La allontanò.

    -Averla dentro significa firmare una condanna a morte. Avranno un soldato all’interno. Come fai a crederle? Come minimo sono già a conoscenza di tutto e stanno arrivando adesso!

    Mi alzai con cautela. Rick estrasse la pistola.

    -Pensi che si sarebbe fatta ridurre così solo per attenersi ad uno schema? Ha davvero provato a far cambiare idea a quell’uomo. Di questo ne sono sicura. Sul resto non lo so.. non so se, una volta schierati, punterà l’arma a loro o a noi.

    Carol percepiva con chiarezza che le mie parole erano sincere. Anche i lividi lo erano. Nessuna persona sana di mente si sarebbe fatta massacrare così. Essendo rimasto egli zitto, occupato a riflettere o a calmarsi, risposi alla domanda che mi aveva rivolto, rimasta ormai in sospeso.

    -Non esigo protezione da voi, sono consapevole della gravità del contesto. Ma sono tornata per avvertirvi.

    -Avvertirci di cosa? – sollecitò.

    -Hanno un carrarmato, Rick. E domani pomeriggio saranno qui.

    La donna portò le mani alla bocca, incredula e spaventata. Lo sceriffo si fece ancora più avanti, tanto da premere la canna dell’arma sulla mia fronte, umida di sudore.

    -Non riesco a credere ad una singola parola che esce dalla tua bocca! – ribadì berciando.

    Era arrabbiato anche con se stesso. Si sentiva uno stupido per avermi permesso di entrare. Si sentiva un incapace per aver messo in pericolo la sua famiglia. Si era ripromesso che niente di brutto sarebbe capitato a loro, ed invece era lì, basito e avvelenato dal risentimento. Pronto a spararmi. Sapeva però che le ferite che portavo erano un marchio, un segno tangibile della follia instabile del Governatore. Se lavoravo ancora per lui, perché mai mi avrebbe pestata? La sua mente lavorava veloce come un treno, offuscandolo a tratti. Cosa avrebbe fatto? Permesso ancora di farmi stare al loro fianco? E soprattutto, si sarebbe fidato ad avermi vicino in battaglia o avrebbe temuto per la vita dei compagni? Lo intimai a recuperare una decisione ferma e sicura, spingendo un poco la testa contro quel freddo metallo.

    -Sparami allora! – affermai.

    Le sue sopracciglia si levarono un poco, curvandosi come per comprendermi.

    -Rick, se non puoi avere fiducia in me, allora fallo. Uccidimi, adesso.

    Carol ci guardava disperata. L’immagine di un carrarmato che insediava la prigione si era stampata nel suo pensiero. Noi, intanto, ci fissavamo.

    Un’altra voce si levò nella stanza, obbligando i nostri occhi a distogliere lo sguardo.

    -Che cosa diavolo sta succedendo qui!? Vi sentiamo berciare dalle celle, cazzo. – abbaiò Daryl.

    Ma quando ebbe scorto le mie decorazioni violacee e visualizzato la scena che aveva di fronte, si arrestò. Era entrato con così tanta furia da non curarsi della nostra posizione. Rick e l’arciere si scambiarono lunghi discorsi, attraverso le pupille cristalline. Poi passò a me, ma impugnò la balestra. Sempre peggio. Non posso dire con sicurezza cosa avesse capito, ma certamente non era difficile da intuire che fossi diventata una possibile nemica. Se poi alcune parole o mezze frasi erano giunte alle orecchie dell’intero gruppo, non dovette essere complicato tirare una somma.

    -Che intenzioni hai? – chiese il nuovo arrivato allo sceriffo.

    Egli non rispose. Fu così sostituito dalla donna, che, nel frattempo, si era ripresa, tornando determinata e combattiva.

    -Ucciderla sarebbe uno sbaglio, uno spreco. Evitiamo di farlo noi adesso, tanto ci penserà il Governatore quando la vedrà. Rick, ci serve. Sarà lei a fornirci informazioni utili su quei bastardi.

    -Non capisci? Non servono proprio ad un cazzo delle informazioni. Sono più di noi, meglio armati ed addirittura in possesso di un carrarmato.

    Daryl sbiancò quasi.

    -Ma che cazzo state dicendo?! E dove lo avrebbe preso un fottuto carrarmato? – disse mirandomi – Lo sai questo?

    -No, non mi sono posta questo problema. Era già abbastanza scioccante.

    Rick abbassò l’arma e l’arciere, come un cagnolino ben ammaestrato, fece lo stesso. Non era affatto calmo e non si era schiarito del tutto le idee, ma aveva preso una decisione. Non credo che molti sarebbero stati del suo stesso parere, ma forse vi era una ragione che mi sfuggiva.

    -Apri bene le orecchie, Kendra. Non ti ucciderò, non adesso perlomeno. E non ti dirò grazie per essere tornata o per aver tentato di parlare col Governatore. Ora lavori per me, ti è chiaro questo?

    Non ci fu bisogno di rispondere, era ovvio. Mi aveva in pugno ed era giusto così. La fiducia, semmai ce ne fosse stata l’occasione, me la sarei guadagnata passo dopo passo.

    -Se arriva uno di loro, un tuo amico.. che fai? – interrogò.

    -Lo uccido. – risposi secca.

    -Se durante la battaglia stanno rischiando la vita uno di loro ed uno di noi, chi salvi?

    -Il vostro compagno.

    I tre continuavano a scambiarsi occhiatacce.

    -Le regole le conosci. Si parte da capo.

    Questi si avvicinarono alla porta, bisbigliando fra loro. Rick e Carol andarono dagli altri, per informarli, mentre Daryl restò a farmi la guardia. Si sedette con uno slancio su un lavandino e poggiò la balestra sulle gambe. Non era il momento adatto per parlargli di Merle, ma sapevo che, in fondo, non ci sarebbe mai stato. Un giorno valeva l’altro. E dato che avevo già confessato tutto, restava unicamente quel doloroso particolare. Se avessi indugiato oltre, tenendolo segreto per molto tempo ancora, sarebbe stato solamente controproducente. Prima lo sapeva e prima le cose potevano andare nel verso giusto. Ci esaminavamo a vicenda, come se entrambi volessimo dire qualcosa. Era teso, ma non troppo. La notizia di un attacco del Governatore non lo aveva sorpreso, tutti più o meno sapevano che quel giorno sarebbe arrivato. E non era nemmeno irato più di tanto con me o almeno non lo dava a vedere. Sembrava più preoccupato per il mio stato fisico. Continuava a fissare il volto e le braccia. Non so se nel ring, nel pieno dello scontro, si sarebbe fidato, ma ora sembrava non esserne turbato.

    -E’ stato il Governatore a farti questo? – domandò, ruotando l’indice intorno alla mia figura.

    Ignorava alcuni particolari dell’intera situazione, essendo egli giunto in ritardo.

    -Sì.

    Stava cercando di ricomporre i pezzi, i vari frammenti del dialogo fra me e Rick. Capì quindi che le ferite erano state causate da un mio intervento a loro favore. E forse, forse se ne dispiacque. Era difficile interpretare Daryl. Si svelava solo quando era preda alla collera. Altrimenti era una tomba, muta nel suo silenzio.

    -Non gli hai spaccato il culo?

    Accennai un sorriso. Non volevo parlare di ciò e fortunatamente lo comprese. Staccò gli occhi da me e li puntò sulla porta. Aspettava il ritorno da Rick, qualche ragguaglio sulla possibile gestione del problema futuro. Trovai il coraggio. Non sapevo quando sarebbe potuta ricapitare l’occasione di trovarmi in sua compagnia, lontani da altri. Senza muovermi, restando coi piedi nel mezzo dei limiti di una mattonella, parlai.

    -Daryl..

    -Daryl! – chiamò lo sceriffo.

    Questo abbandonò il lavabo e raggiunse l’amico all’ingresso della stanza.
    Avevo perso un’occasione. I due uscirono, lasciandomi sola. Quei minuti mi parvero interminabili, un secolo. Mi sentivo una merda, anzi, ero una merda. Ora mi trovavo in un bel casino. Avevo cambiato squadra, tattica, ma Woodbury era stata la mia casa. Se mi fossi trovata di fronte Phil, forse sarei riuscita a sparargli, ma non potevo dire lo stesso per gli altri. Erano degli amici, persone che purtroppo avrebbero eseguito qualsiasi ordine del Governatore. Avrei preferito incontrare un altro gruppo, evitare la conoscenza di Philip. Tutto sarebbe andato diversamente. Ma ero felice di aver incontrato la compagnia di Rick. Mi piacevano, sia come persone, che come compagni. Uniti, fedeli, forti. Lo sceriffo era riuscito a fornire una buona struttura. Erano come un orologio, ognuno di loro era singolare e particolare, un ingranaggio indispensabile per il buon funzionamento dell’intero organismo. Mi turbava non conoscere le loro intenzioni, non poter ascoltare le loro considerazioni. Cosa avevano detto gli altri? Rick li aveva convinti a tenermi? Avevo instaurato un sottile legame con ogni membro, ma adesso si era spezzato. Traditi. Li avevo traditi. Questo era il punto. E se non vi è fiducia, il gruppo non è coeso. Gli ingranaggi si bloccano. Probabilmente ero all’inferno. Non vi era altra spiegazione. Dovevo esser morta e finita in un girone. Questa era la mia punizione. Castigata per aver sempre eseguito gli ordini senza pensare con la propria testa. Un bravo soldato, ma un’inutile persona. Per quanto Rick si stesse scervellando per trovare un buon piano di guerra, qualsiasi progetto si sarebbe rivelato poco efficiente. Saremmo periti tutti o almeno una buona parte. Una pioggia di proiettili. Non sapevo in cosa sperare. Morire in campo o sopravvivere, costretta poi a subire il loro disprezzo? Se per miracolo ne fossi uscita illesa, avrei optato per un’avventura solitaria. Avremmo preso strade diverse, opposte. Un giorno avrei trovato anch’io un posto. Un mio posto. Ma lì, ogni giorno era un’incognita. Appesi ad un filo sfibrato. Rick si affacciò alla porta, facendomi segno di seguirlo. Camminammo lungo quei corridoi. Gli stessi corridoi dove lo sceriffo mi aveva condotto in braccio, temendo per la mia vita. Percorsi che non avremmo più calpestato. Entrata in una nuova ala, mi trovai di fronte ad un tavolo circondato da Glenn, Daryl ed Hershel e due sedie libere. Ci accomodammo. Il silenzio mi straziava. Avrei preferito udire terribili parole, dissenso e ira. Ma Hershel e Glenn mi guardavano senza proferire parola. L’asiatico era avvilito, convinto di una sconfitta. Il vecchio, invece, raggiante di speranza. Ma continuavano a fissarmi, come per voler decifrarmi. Un enigma. L’arciere, ovviamente, era seduto diversamente. Lo schienale della sedia era rivolto al tavolo e fungeva d’appoggio alla sue braccia.

    -Abbiamo poche ore per decidere come muoverci. – confermò Rick.

    -C’è poco da decidere. Noi o loro. Ed io non ho intenzione di perdere. – sbuffò Daryl.

    -Dobbiamo trovare delle sistemazioni tattiche dove posizionarci. Loro entreranno sfondando i cancelli e utilizzeranno il carrarmato per buttare giù il blocco. Perciò, possiamo sfruttare i passaggi sopraelevati. Li abbiamo già forniti di scudi per i proiettili. Bisogna avere il controllo sull’intera area. Dei cecchini saranno sicuramente posizionati sulle due torrette. Abbiamo poche munizioni, quindi colpi precisi. Nessuno spreco. – disse l’asiatico, gesticolando.

    Rick annuiva, stringendo compulsivamente la mano in pugno. La gamba sinistra si muoveva veloce, influenzata dal nervosismo.

    -Sulle torrette andranno Maggie e Carol, hanno una buona mira. Sulle strutture rialzate, invece, Carl ed Hersh. A terra voglio quelli più abili e capaci. Beth.. deve stare al sicuro con la bambina. – sentenziò lo sceriffo.

    Hershel era preoccupato. Temeva per le figlie. Trovare un luogo sicuro sarebbe stato alquanto difficile, impossibile. Una volta partito l’attacco, le posizioni sarebbero state rispettate per poco. Quando si è nella mischia, la ragione vacilla. L’adrenalina prende il sopravvento e si compiono azioni eroiche o idiote. Tutti vogliono salvare tutti e si rischia di peggiorare le cose. Ma questa è una cosa che non si può controllare, fa parte dell’uomo. In mezzo ai nemici ci saremmo ritrovati io, Rick, Daryl, Glenn e Michonne. L’arciere avrebbe dovuto abbandonare la balestra. In uno scontro fuoco a fuoco non era l’arma più indicata, così come la katana della donna. Glenn disponeva invece di una tuta antisommossa, oggetto più che adatto. Rick aveva inserito gli altri in luoghi più riparati, nella speranza che si salvassero. Hersh non poteva certamente aiutarci sul campo, ma avrebbe fatto comodo come tiratore.

    -Non dimentichiamoci dei vaganti. Col bel casino che faremo saranno sicuramente attratti. Dobbiamo guardarci le spalle anche da loro. – puntualizzò Daryl.

    -Sarà un problema per entrambi. Forse ci daranno addirittura una mano quegli esseri. – disse l’anziano.

    Rick parve d’accordo.

    -Sì, può essere. Considerando che il Governatore abbatterà il cancello, gli zombi e i loro uomini entreranno nel cortile. Noi saremo oltre il giardino, già posizionati nelle zone indicate. Al sicuro per breve tempo, ma potremmo sfruttare questo vantaggio. I cecchini potrebbero ferire alcuni uomini, magari alle gambe, impedendo loro di muoversi. Molti vaganti si getterebbero subito su di loro ed altri assalirebbero quelli nelle vicinanze. Cerchiamo di ridurre il numero dei nemici. Quando poi gli altri avranno distrutto la seconda recinzione, beh.. lì saremo faccia a faccia.

    A quel punto addio progetti. Avrebbe vinto solo il più forte. Sarebbe stato inutile disporre una strategia. Uomo contro uomo, arma contro arma. Chi prima preme il grilletto ha la vita allungata di qualche minuto. Avremmo disposto una linea di armi e munizioni varie, in modo da poterci rifornire agevolmente, pur mantenendo la disposizione iniziale. Sparare all’impazzata con una mitragliatrice leggera sarebbe stata un’idea comune e affatto sbagliata, ma essendo a corto di munizioni, avremmo dovuto calibrare ogni singolo sparo. Uccidere con intelligenza. Zero panico. Capivo il motivo per cui non avevano preso in considerazione la proposta di una fuga, poiché questa si sarebbe rivelata una soluzione unicamente temporanea. Avrebbe comportato la conquista della prigione da parte dei nemici ed una loro pressante ricerca del gruppo, perché non si sarebbero accontentati dell’espugnazione del blocco. Non si sarebbero fermati finché non avessero cacciato e braccato ognuno di noi. Tenevano di più alla nostra morte. Poi tutti si voltarono nella mia direzione, scrutandomi.

    -Adesso tocca a te. Dicci anche il più insignificante particolare : quanti sono, come si muovono, la armi equipaggiate, come pensa il Governatore. Esigo tutto. – ordinò Rick – Dopo passiamo ai fatti concreti.


    *




    La spiegazione non durò molto. Cercai di essere coincisa e precisa. Non che ci fosse molto da dire sulla mente di Philip. Instabile. Nonostante fosse ancora buio, ci muovevamo rapidamente lungo il perimetro della prigione, predisponendo il tutto come progettato. Nessuno ebbe da ridire sulle decisioni prese dal capo, sebbene Maggie avrebbe preferito partecipare allo scontro diretto. Lavoravo a testa bassa, cercando di evitare gli sguardi altrui. Non avevo voglia di sentirmi una stronza più di quanto già sapessi. Preferivo fare il mio, lasciando i loro commenti alle spalle. Insomma, anche la loro situazione non era delle più ottimali. Dovevano odiarmi per aver mentito, ma mi erano grati per averli avvertiti. Pensieri molto contrastanti. Fatto sta che non ci rivolgevamo parola, quasi avessimo deciso di collaborare malvolentieri. Ci trovavamo con la merda fino al collo, non c’era spazio per discutere. Non importava se fossi amica, imbrogliona od altro, ciò che contava era avere delle mani in più che potessero uccidere. Ne avevano bisogno, su questo non c’era storia. Avevamo deciso di preparare subito le varie postazioni, temendo che il Governatore, una volta accortosi della mia fuga, avesse potuto presentarsi prima, credendo di prenderci alla sprovvista. Ci sentivamo furbi. Speravo che funzionasse. Salii in cima ad una torretta, rifornendola del materiale necessario. A terra vi era un materasso e qualche zaino. Glenn e Maggie si rifugiavano spesso assieme quassù. Notai una foto poggiata su di una coperta. Maggie che dormiva. Mi venne spontaneo sorridere. Era bella, dolce. Tornai giù ed aiutai Michonne a posizionare alcune tavole di legno in diversi punti, in modo da poterle sfruttare come ripari momentanei. Se non fossi stata una pessimista, guardandomi intorno, avrei giurato che avremmo potuto farcela. Rick mi teneva d’occhio, più di quanto fosse necessario. Mi aveva nuovamente privata delle armi. Ed anche se ne fossi stata in possesso, non avevo certo intenzione di fare cazzate. Non avevo una filosofia precisa, ma quando mi trovavo in situazioni critiche, ripetevo sempre a me stessa che potevo farcela, che non dovevo morire in modo stupido, a mò di mantra. Stavolta, invece, non ne ero poi così tanto sicura, ma avrei fatto il possibile, come sempre. Non solo avrei tentato di restare in vita, ma avrei anche fatto di tutto per aiutarli. Illuminavo con la torcia i piedi, cercando di non andare a sbattere da qualche parte, essendo tutto il terreno ricoperto di ogni oggetto. C’era molta confusione, tutti correvano da una parte all’altra, come quando si interrompe una fila di formiche e queste impazziscono agitandosi in diverse direzioni. Io mi spostavo fra loro, restando nella mia pacatezza. Dovevo trasportare una cassa di munizioni vicino all’entrata del blocco C, perciò presi la torcia in bocca e sollevai a fatica quella dannata cosa.
    Facevo grandi passi, in modo da giungere prima e poterla posare, ma a metà del percorso Daryl mi fermò.

    -Ci penso io.. – disse, strappandomi dalle mani la cassa.

    Volli controbattere, ma uscirono fuori solo degli incomprensibili mugolii, a causa della torcia. Egli mi guardò impassibile e si diresse a quella che era la mia destinazione. Ripresi in mano l’oggetto, biascicando. Il sapore di plastica mi infastidiva. Avrei voluto fare le mie scuse ad ognuno di loro, ma sarebbero state vane ed imbarazzanti. Dovevo dimostrare ciò coi fatti e non con le parole. Assai più difficile. Ci sarebbe voluto del tempo. Osservai le ali dell’arciere allontanarsi e confondersi nell’oscurità.

    -Non devi farti problemi a chiedere una mano.. – sussurrò Hersh.

    -Mi sembravate tutti occupati. – dissi di getto.

    In realtà non avevo la minima idea di cosa facessero gli altri, dal momento che prestavo attenzione unicamente al lavoro che dovevo svolgere, evitando qualsiasi dialogo. Mi diede qualche colpetto sulla spalla e si appropinquò a raggiungere il capo.

    -Hershel..

    -Cosa? – domandò l’uomo, voltandosi.

    -Non sei arrabbiato?

    Inclinò la testa.

    -Perché mai dovrei esserlo? – chiese ridendo.

    -Per quello che fatto.

    -E dimmi, cos’hai fatto?

    -Vi ho mentito..– risposi a testa china.

    Hersh rimase fermo a guardarmi, non togliendo dal volto quel sorriso stampato.

    -Ma poi sei stata sincera. Di concreto, cos’hai fatto?

    Non capivo dove volesse arrivare, mi sembrava una conversazione alquanto strana.

    -Avrei potuto ..

    -Appunto, avresti potuto.. – disse interrompendomi - .. avresti, ma non l’hai fatto.

    Poi se ne andò, lasciandomi lì interdetta. Scossi la testa incredula. Non poteva aver detto una cosa del genere, nessuno mi avrebbe considerata in quel modo. Una qualsiasi altra persona mi avrebbe uccisa una volta scoperto l’inganno. Quell’uomo era troppo gentile, superava di gran lunga la bontà. Puntai nuovamente sull’erba il fascio di luce prodotto dall’unica fonte che avevo a disposizione e raggiunsi il resto del gruppo all’interno della prigione. Ognuno si trovava nella propria camera, cella, ma nessuno aveva intenzione di dormire. L’ansia e la paura non ci risparmiarono. Mancavano circa due ore all’alba, riposare avrebbe avuto comunque poco senso. Rick prese in braccio sua figlia, la quale strinse l’indice del padre. La guardava con occhi tristi, rammaricato di averla posta in un mondo del genere, ma allo stesso tempo la fissava con amore, felice che si fosse salvata, come aveva desiderato Lori. Abbracciarla significava sentire la donna amata al proprio fianco. Tutti avevano perso qualcuno ed anche se l’avevamo superato in parte, temevamo di dover affrontare un’altra perdita. Sembrerà strano, ma non avrei voluto veder morire nessuno di loro. Non posso dire di aver instaurato forti rapporti, ma mi ero affezionata comunque, seppur ne ignoravo il motivo. Non mi era mai capitato di sentirmi bene con un gruppo dopo solo alcuni giorni. Quando li avevo conosciuti, li odiavo. Poi avevo imparato a relazionarmi, comprendendo le reali dinamiche dell’accaduto che aveva scaturito la guerra. Michonne era l’unico soggetto che ancora non avevo decifrato a pieno. Seduto in guardiola, Daryl era occupato a controllare lo stato dei dardi. Nessuno parlava, tutti stretti nel proprio silenzio. Le menti però non erano ferme quanto le nostre lingue, ma viaggiavano fra miriadi di pensieri, domande e fobie.
     
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  2. SLincoln
     
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    :heart:
     
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  3. lady_crossbow
     
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    CITAZIONE (SLincoln @ 28/1/2015, 23:22) 
    :heart:

    un cuoricino pieno d'amore? lol
    ahaha qui ti ho fatto un Rick un po' nervoso
     
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  4. SLincoln
     
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    CITAZIONE (lady_crossbow @ 28/1/2015, 23:50) 
    CITAZIONE (SLincoln @ 28/1/2015, 23:22) 
    :heart:

    un cuoricino pieno d'amore? lol
    ahaha qui ti ho fatto un Rick un po' nervoso

    Mi piace Rick nervoso *sbav*
     
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  5. Maggiestar
     
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    CITAZIONE (SLincoln @ 29/1/2015, 11:48) 
    CITAZIONE (lady_crossbow @ 28/1/2015, 23:50) 
    CITAZIONE (SLincoln @ 28/1/2015, 23:22) 
    :heart:

    un cuoricino pieno d'amore? lol
    ahaha qui ti ho fatto un Rick un po' nervoso

    Mi piace Rick nervoso *sbav*

    e a chi non piace?! è stupendo questo capitolo! Sono tutti stupendi. Ed Hershel è.. è troppo, troppo dolce. ti prego, non dirmi che muore! Almeno qui ahaha Comunque mi piace molto il personaggio di Kendra e come descrivi i personaggi, lo so te lo dico sempre, ma è vero :heart:
     
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  6. lady_crossbow
     
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    Aww grazie ** Non posso dirti niente eheh
    dolcissima :heart:
     
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5 replies since 28/1/2015, 18:38   22 views
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