una nuova vita

capitolo 9

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  1. lady_crossbow
     
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    Capitolo 9 : Giano

    La gelida aria del mattino mi investì, costringendomi a stringermi negli abiti in cerca di calore. La sfera color pesca si trovava ancora a metà strada, sospesa in quel soffitto azzurro. Poche nuvole in lontananza. Caricai il cavallo dello zaino e del borsone, lasciando su di me le mie bambine, le armi. Mi incamminai verso i cancelli, ansiosa di percorrere quel lungo tragitto. Gli altri dormivano ancora e ciò mi consentì di evitare saluti e spiegazioni. Solo Rick e Daryl erano a conoscenza della mia partenza, ci avrebbero pensato loro. Uno scarno stormo di uccelli sorvolò la prigione, spezzando la monotonia di quei suoni gutturali. Un leggero battito di ali. Accarezzai la chioma del destriero. Non gli avevo dato un nome, ma mi sopportava da un anno circa. Provavo una certa tensione all'idea di dover rivedere Philip, speravo di trovarlo di buon umore, altrimenti si sarebbe adirato molto se avessi provato a distoglierlo dall'odio che lo stava consumando. Nell'orto vidi ergersi al cielo una zappa, che ricadde subito al suolo. E così via, colpo dopo colpo. Quell'uomo doveva obbligatoriamente trovare del lavoro che lo impegnasse, gli era impossibile starsene fermo con le mani in mano. Un uragano. Passeggiai lentamente, osservandomi la scarpe. Stavo cambiando, diventando debole, e non mi piaceva. Lo sceriffo mi inquadrò, sotto alcuni ricci pregni di sudore che pendevano sulla sua fronte.

    -Non hai dormito.. vero? - domandai a bassa voce, come se non volessi disturbare qualcuno o qualcosa. Egli mi rispose, senza interrompere l'azione.

    -Avevo delle cose da fare..

    Lo squadrai, facendogli intendere che non ero una stupida.

    -..insomma, non riuscivo a prendere sonno.

    E conoscevamo entrambi il motivo. Non so perchè, ma non seppi trattenere quelle parole semi consolatrici, futili a se stesse.

    -Andrà tutto bene.. le cose si aggiusteranno.

    Mollò la presa dell'arnese, asciugandosi i palmi bagnati sulla maglia grigia, e si avvicinò feroce.

    -Perchè mi guardi così, con questi occhi tristi come se ti sentissi in colpa?!

    Un grido soffocato il suo. Scontroso, incazzato, ma pur sempre con una certa postura. Non sembrava uno zoticone come l'arciere, Rick restava composto anche quando si alterava. Non fui pronta a rispondere, mi prese contropiede. Serio, sollevò nuovamente la zappa e riprese il proprio ruolo da contadino, invitandomi ad andarmene. Mi ero lasciata andare, per una frazione di secondi non avevo tenuto la parte della ragazza risoluta, esterna, ed egli lo aveva notato immediatamente. Scaltro, attento ad ogni minuzioso particolare.. ed aveva fatto centro. Sì, io ero triste. Sì, mi sentivo in colpa. Non era successo ancora niente, ma sapevo benissimo che presto sarebbe accaduto qualcosa. Il problema, è che non avevo più intenzione di ucciderli, né di vederli morire. Cavalcando nel bosco, pensai e ripensai alla scena di poco prima. Continuavo a vedermi il volto dello sceriffo. La sua folta barba brizzolata, gli occhi accusatori. Non volevo distruggere la casa che si erano costruiti con tanta fatica. Era un padre, un amico, un capo. Aveva delle responsabilità e non si tirava indietro di fronte ad una minaccia. Combatteva per la sicurezza di tutti. Ero convinta che fosse stato anche costretto a compiere delle azioni che, nella realtà precedente, non avrebbe mai eseguito. Quindi, egli si trovava anche in lotta con se stesso, con la propria coscienza, morale. Era difficile buttarsi alle spalle il passato e concentrarsi solo sul presente, abbattendo tutte le vecchie regole. L'uomo ha la capacità di adattarsi, ma in quel caso non era così semplice come si teorizzava. Impossibile non scontrarsi con chi si era un tempo. Galoppavo veloce, vogliosa di un abbraccio, di parole rassicuranti. Dopotutto ero sopravvissuta da sola per mesi, ero tornata a casa e subito ero ripartita per una missione folle ed insensata. Tutto per colpa mia ovviamente. Quindi meritavo, esigevo comprensione e complicità da qualcuno. Amicizia, vera amicizia. Come quella che teneva stretto il gruppo del blocco. Nel mezzo del cammino, un posto di blocco non mi consentì di procedere. Una bella folla massiccia di putridi si dirigeva proprio verso la prigione. Per un attimo pensai di tornare indietro, passando per una strada secondaria, in modo d'avvertirli. Ma subito cambiai idea, se la sarebbero cavata da soli, come avevano sempre fatto. Perciò mi allontanai dalla mandria affamata, percorrendo un'altra via, sebbene più lunga. I gruppi di non morti avevano la tendenza ad emigrare. Prima divoravano tutto ciò che fosse di loro gradimento ed una volta ripulita la zona, si mettevano in viaggio su quelle loro gambe marce. Monotoni. Uno stile di vita molto semplice il loro. Durante il tragitto fui costretta ad ucciderne qualcuno. Sfruttai il tirapugni bilama, molto comodo nel combattimento ravvicinato. Essendo assai affilato, risultava una cavolata trafiggere quei crani, e poi mi piaceva alternare. Usare sempre lo stesso tipo di arma mi annoiava, era giusto anche allenarsi con le altre. Dopo un lasso di tempo che mi parve l'esattezza di 3 ore, giunsi alla destinazione tanto bramata. Per mia sfortuna, fu di nuovo Martinez ad accogliermi.

    -Cazzo Kendra, ci sei stata più del dovuto. Dovevi presentarti due giorni fa. - mi ricordò il soldato.

    Abbandonai la sella del cavallo, recuperando gli affetti.

    -Beh sì, ma non posso fare come voglio.

    Rise sfottendomi.

    -Forse non ne sei capace.

    Lo ignorai, dirigendomi alle stalle.

    -Se fossi in te andrei immediatamente dal capo. Credo che non vedendoti arrivare abbia cambiato idea. Ha trovato un carrarmato.

    Urlò divertito. Mi voltai, sperando che stesse scherzando, ma egli era troppo su di giri per trattarsi di una cavolata. Philip voleva attaccare. Basta, aveva deciso e si stava preparando. Infilai di fretta l'animale nella propria recinzione, ignorando il povero padre di Matt, che mi vide correre come una matta, ed entrai in casa del Governatore, approfittando della porta socchiusa che un soldato si era lasciato alle spalle. Salii le scale a grandi falcate, scontrandomi con Milton. Egli borbottò qualcosa, ma non lo degnai della mia attenzione.

    -Un carrarmato? Sei impazzito?

    Philip mi venne in contro a braccia aperte.

    -Sei in ritardo Kendra..ma sono felice di vedere che stai bene.

    Mi sciolsi dall'abbraccio, furiosa.

    -Perchè diavolo hai già cambiato idea? Avevamo un piano a cui attenerci.

    Fece un passo indietro, diventando serio.

    -Vedo che stare a contatto con loro ti ha resa pazza. Temevo per la tua incolumità e tu mi tratti così?

    Allora mi ricomposi un poco, cercando d'assumere un atteggiamento più rilassato. Posò di nuovo le sue robuste mani sulle mie braccia.

    -Dimmi a cosa è servito stare laggiù per cinque giorni..

    -Per le informazioni ovviamente.

    Sorrise, ma era un falso.

    -Phil, non te ne frega un emerito cazzo delle informazioni. Hai preso un carrarmato! Non si tratta più di un attacco strategico.

    -Quello serve per spaventarli e buttare giù il blocco C, in modo che se qualcuno ci sfugge, sarà costretto a rifugiarsi nella vasta vegetazione. Morte certa. Se non fosse stato necessario, non ti avrei mai mandata con quei selvaggi. Ciò che hai scoperto sulla struttura, ci aiuterà ad infiltrare qualche uomo. Così che siano attaccati anche all'interno.

    Philip voleva metterli in trappola, bloccargli ogni possibilità di fuga. Uomini all'interno e all'esterno. Poi mi prese per i fianchi, avvicinando il mio corpo al suo. Storsi la bocca, un sibilo. Le sue dita premevano sulla ferita provocata dalla freccia di Daryl. Notò la mia espressione ed alzò la mia canottiera.

    -Cosa ti hanno fatto? - domandò alterato.

    -Niente, è stato un incidente.

    Ma egli si inginocchiò per osservare meglio la lesione.

    -Un incidente eh? Vuoi dirmi che una freccia ti ha preso per sbaglio?

    Afferrai le sue spalle, facendolo tornare in piedi. Aggiustai il colletto della sua camicia e nel mentre tentai di rassicurarlo.

    -Philip, è stato un incidente. Non avrei ragione di mentirti.

    Sospirò.

    -Sei arrabbiata e non ne capisco il motivo. Quando sei partita volevi sterminarli ed ora ti preoccupi di un carrarmato. C'è qualcosa che mi nascondi.

    Avvicinò il volto al mio, in modo da incutermi timore, e ridacchiò fra sé e sé.

    -Non dirmi che hai cambiato opinione su di loro.

    Percepii una morsa allo stomaco. Sebbene apparisse calmo, quell'uomo era sull'attenti per aggredirmi. Non feci in tempo a controbattere, che agguantò l'abat-jour posta sulla scrivania e la schiantò a terra, gridando.

    -Cazzo, cazzo! Con che coraggio torni qui a darmi del folle per un carrarmato, quando tu, brutta puttana, te la fai con quegli assassini? Hanno ucciso mia figlia, te lo sei dimenticato? Hanno ucciso Penny, Haley.. o non significano più niente per te?

    Sbraitava, infierendomi contro. Rabbioso come una volpe selvatica.

    -Ti basta passare qualche giorno all'aperto per perdere il senno? Sei andata lì con un compito : prendere il maggior numero d'informazioni utili. Sei andata lì, per aiutarci ad ucciderli. E non riesco a credere, proprio non lo concepisco, che ti sia lasciata abbindolare da quel branco di coglioni!

    Lo guardavo immobile. Agitava le mani. Si spettinava la chioma castana. Le vene sul collo si fecero più evidenti. Stava per esplodere. Tentai di avvicinarmi, ma egli mi respinse.

    -Philip, ti prego.. non far così. Ne possiamo parlare con calma..

    Mi interruppe, ridendo.

    -Certo, parliamone con calma. Non c'è motivo per cui reagisca così, giusto?

    -Non sfottermi. - replicai.

    -No Kendra, non sfottermi tu. E' impossibile che tu sia cambiata nel giro di pochi giorni. Li odiavi, ti si leggeva addosso. Ancora non li avevi visti, ma già li odiavi per le loro azioni. Ed era giusto, che cazzo. Dimmi il perchè, dammi una motivazione sensata. - disse, invitandomi ad un dialogo 'tranquillo'.

    La situazione era critica. Non riuscivo più a pensare. Phil aveva ragione. Ero cambiata, mi ero schierata dalla loro parte per pura superficie. In fondo non li conoscevo abbastanza per essere certa della loro bontà. E allora perchè mi sentivo in dovere di difenderli? Qualcosa mi diceva che fosse la scelta appropriata. Non avevo dubbi su ciò, ma allo stesso tempo non potevo perdonarli per le morti di Haley e Penny. In sintesi, non volevo che morissero e non volevo mettermi contro Philip. La rabbia che lo attraversava era scaturita da una seria causa. La perdita di una figlia non è una sciocchezza, sebbene ella fosse già morta. Ma questo non potevo certo dirglielo.

    -Philip, non credo affatto che siano dei santi e che non abbiano colpe, perchè le avete entrambi. E lo sai bene. Soltanto che loro non si stanno armando come degli psicopatici, ma stanno preparando solo le difese con il poco che hanno a disposizione. Non hanno intenzione di presentarsi qui e uccidere tutti. Potresti parlare con Rick, trovare un accordo.

    -Sei così ingenua. Dici che non hanno intenzione di presentarsi qui? L'hanno già fatto una volta, non sarebbe un problema per loro. Trovare un accordo.. - disse muovendo la testa orizzontalmente - .. tu credi davvero che quelli si metterebbero intorno ad un tavolino con me?

    Era così cocciuto, fissato con uno sterminio.

    -Non ha senso che muoiano per colpa di una sola persona.

    -Cosa dovrei fare? Chiedere gentilmente a Rick il permesso di uccidere quella puttana con la spada? Ti andrebbe bene questo?

    Non risposi. Non c'era soluzione al conflitto. Philip non avrebbe mai accettato un compromesso. Forse Rick sì, ma non ero sicura. Era tutto così dannatamente sbagliato. Mi lasciai cadere su una poltrona, sfinita. Lui camminava avanti e dietro nella stanza, seguendo una linea retta immaginaria.

    -Kendra, Kendra.. cosa devo fare con te? - ripeteva più volte.

    Dovevo assolutamente finire la discussione ed andarmene. Stava iniziando a dare di matto. In quei momenti era sempre meglio stargli alla larga il più possibile. Non ero al sicuro lì. Poi si avvicinò alla scrivania, tamburellò sulla superficie di legno, e mi guardò pensieroso. Feci per alzarmi, ma egli mi puntò una pistola. Meccanicamente estrassi la mia. Restammo immobili, entrambi col braccio teso.

    -Non avrei mai pensato che saremmo arrivati a questo punto. - disse con un bel sorriso.

    Annuii, ormai c'eravamo dentro. Philip che mi minacciava, non l'avrei mai immaginato. Dovevo molto a lui, mi aveva salvata. Raccolta dalla strada. Sola, disidratata, affamata. Mi aveva trovato pochi giorni dopo la morte di Cassie. La mia salute mentale era più critica di quella fisica, ma egli mi era stato accanto. Ero sicura di aver provato qualcosa per lui, forse, addirittura, lo avevo amato. Ma ero una ragazzina debole, cieca, e quell'uomo aveva rappresentato la luce. Fu facile per Phil 'addomesticarmi'. Era il capo ed io un bravo soldato. Non facevo domande, eseguivo e basta. In fondo avevamo un tetto, mura sicure. Tutti erano felici. Eppure, c'era sempre stato qualcosa di oscuro dietro, qualcosa che fingevo di non vedere. Ne ero consapevole, ma lo accettavo comunque. Ma quei sei mesi, dove sono dovuta crescere, affrontare la vita giorno dopo giorno, mi hanno fatto cambiare prospettiva. Mi avevano insegnato ad avere fiducia in me stessa. Ed ora mi trovavo lì, di fronte all'uomo che avevo amato, pronta a sparare se fosse stato necessario. Mi stava testando. Chiuse la pistola all'interno di un cassetto, stupendomi. Di conseguenza inserii la sicura e la posai nuovamente nella fodera. Si rilassò. Mi duole ammetterlo, ma mi incuteva terrore. Sebbene si fosse calmato ed apparisse sereno, non potevo avere la certezza che non ci fossero stati altri attacchi nevrotici. Si accostò a me, giocherellando con i ricci. Aiuto. Ma non feci in tempo a pronunciarlo in mente, che subito mi afferrò per la nuca, spingendomi contro la parete. Si adagiò sul mio corpo. Mi infastidiva. Odiavo averlo così vicino. La sua mano aumentava lentamente la forza della presa, facendomi male. Portai le braccia al suo petto, per tenerlo distante, ma Phil spinse ancor più forte.

    -Da che parte stai? - sussurrò.

    -Phil, ti prego.. - dissi, con la poca voce smorzata.

    Strinse maggiormente. Respiravo a fatica.

    -Ti ho fatto una domanda. Da che parte stai? - gridò, digrignando i denti.

    Un suono rauco fu prodotto dalla mie corde vocali schiacciate.

    -Dalla tua, sempre e comunque.

    *



    Dolore. Percepivo i muscoli indolenziti. Anche il più piccolo movimento scaturiva fitte atroci. La gola era il meno e forse l’intero corpo pure. Mi aveva ferito di più il gesto. Non avrei mai pensato che fosse stato capace di farmi del male. Dopotutto, non l’avevo tradito, ma messo in chiaro alcuni aspetti della situazione. Il suo comportamento, la sua azione, le sue parole, si trattavano di una lezione. Mi aveva punita per educarmi. Quelle mani, le stesse mani che mi avevano salvato, si erano strette in pugni. Mi osservai allo specchio del bagno, il volto livido. Una grossa macchia violacea ricopriva parte dello zigomo e della tempia. Il labbro inferiore spaccato. Gli unici segni visibili, la sua firma. Il resto era tutto coperto dagli abiti. Faceva caldo, ma avevo preferito indossare i jeans neri lunghi, gettando gli shorts nello zaino. Philip era un mostro ed io l’avevo capito tardi. Mi aveva dato appuntamento al mattino, per fornire le informazioni sulla prigione e la loro organizzazione. Avevo giurato di essere dalla sua parte, ma questo non mi ha consentito di evitare le percosse. Forse, perché temeva in un mio ripensamento o, più probabilmente, dava per scontato un mio volta faccia. Perciò, si era sfogato, sputando tutta la collera e lo stress che aveva accumulato su di me. Ed io, come una cogliona, non ero riuscita nemmeno a ferirlo. Non perché non avessi potuto, ma perché qualcosa me lo aveva impedito. Non era stupido, aveva già elaborato il fatto che l’indomani avrei potuto mentire, esponendo falsi ragguagli. Ma avrei fatto di più, non mi sarei presentata. Dovevo far ritorno al blocco, raccontare ogni cosa. Era chiaro che sarei morta presto, ma preferivo che fossero gli altri, i cosiddetti nemici, ad uccidermi. Rick mi avrebbe creduto? Anche se vi era la possibilità che il gruppo decidesse di non freddarmi, non mi avrebbero comunque più accettata. Nessuno di loro si sarebbe più fidato, di conseguenza, sarei ritornata sola, ancora una volta. Ma tanto, ci avevo fatto il callo. Ciò che mi stava a cuore, era che gli altri sapessero, dovevano prepararsi a combattere. Il resto era futile. Presi le mie cose e raggiunsi la stalla. Buio pesto. Circa le due di notte. Mentre stavo liberando il cavallo, pensai che sarebbe stato pericoloso attraversare quel lungo tratto di strada in groppa alla bestia. Zero luce. Rischiavo di perdermi e non avendo una buona visibilità, sarebbe risultato difficile trovare una via di fuga se mi fossi imbattuta in un branco di putrefatti. Mi spiaceva abbandonarlo lì, era stato un buon compagno, ma avevo assolutamente bisogno di un’auto. Oltre al fatto che fosse un mezzo nettamente più veloce, questa disponeva inoltre dei fari. Non potevo però rubare una macchina all’interno di Woodbury. Fortunatamente all’esterno ve ne erano molte, alcune in buone condizioni. Recuperata una tanica di benzina, sgattaiolai fuori, scavalcando i cancelli a sud, quelli non sorvegliati. Controllai le varie autovetture ed optai per un pickup rosso. Ci volle un po’ prima che il motore ruggisse, ma alla fine partì. Guardai gli alti cancelli dallo specchietto retrovisore. Non li avrei più rivisti. Era un addio alla mia seconda vita. Sarei dovuta tornare prima del tramonto, invece eccomi lì, sparata sulla strada asfaltata. La via era dritta, perciò potetti accelerare al massimo. Mille domande si accavallavano nella mia testa. Come avrei potuto spiegare loro che ero un’infiltrata di Phil? Come li avrei convinti che ciò che dicevo era la più limpida verità? Potevano benissimo pensare che si trattasse di un ulteriore imbroglio. Perché cazzo avevo fatto ritorno a Woodbury? Dopo l’inverno avrei potuto trovare un altro rifugio, cavarmela da sola. Philip, in poche ore, fra botte e violenza verbale, era riuscito a disintegrarmi come persona. Ero stanca, stanca di tutto. Dell’epidemia, delle persone, della difficoltà giornaliera. Volevo solo dormire, non svegliarmi più. ‘ E’ colpa tua – mi aveva detto – è colpa tua se Cassie è morta. Sei un’incapace. Lei si fidava di te. Non capisci? Fidarsi è sbagliato. Ti fidi di loro adesso, per questo morirai’ . E per quanto le parole fossero dettate dalla foga del momento, dal disprezzo e dall’ira, sapevo che aveva ragione. Era colpa mia. La morte di mia sorella, di mio padre, di Matt, del gruppo. E invece di far cambiare idea al Governatore, avevo solamente peggiorato le cose. Investii qualche non morto. La macchina slittò per qualche metro. Le budella erano rimaste impigliate nei cerchioni. Non mi importava scansare gli azzannatori che vagavano lungo il mio stesso percorso, ci passavo direttamente sopra. Come insetti, si sfracellavano sul parabrezza, ricoprendolo di materia putrida. D’un tratto notai le mie mani tremare. Agitata, nervosa. Avrei voluto calmarmi, ma non vi riuscii. Illuminai il cortile della prigione con i fari e vidi Rick correre al meccanismo del cancello. Quando questo fu chiuso, scesi dall’auto, coprendo parte del volto coi ricci e tenendo la testa bassa. Non volevo che se ne accorgesse subito, ma egli mi riempì di domande e rimproveri.

    -Dove cazzo sei stata? Avevi detto che saresti tornata al calare del sole. E dove hai preso quest’auto? Il cavallo che fine ha fatto?

    Strepitava, senza darmi il tempo di rispondere. Poi puntò la torcia su di me e la sua espressione mutò. Non avevo più niente della ragazza sicura di sé, strafottente e ironica. La voce si fece più calma, seppur sempre ferma.

    -Cos’è successo?

    -Niente. Solo un incidente.

    Avrei voluto parlare di fronte a tutti. Quello non era il momento adatto. Ma egli non mi credette.

    -E pensi che mi basti come risposta? Non prendermi in giro.. – disse afferrandomi ed assumendo toni più rassicuranti - .. ti prego.

    Mi liberai dalla morsa. I vocaboli si aggrovigliarono fra loro, formando un groppo in gola. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma ero come bloccata da me stessa. Non tentò di agguantarmi nuovamente, permettendomi così di svignarmela nell’edificio. Nel bloccarmi il braccio, aveva scorto sul polso altri lividi. Fu in quel momento che mollò la presa. Non seppi quale idea si fosse fatto, ma mi lasciò andare. Dire che ero in crisi sarebbe un eufemismo. Avevo resistito fino a quel punto, non avevo versato lacrima alcuna. Sopportato le botte, le parole, ma di fronte agli occhi di Rick, crollai. Chi mi aveva ridotto così, era lo stesso uomo che avrei protetto con la vita, lo stesso uomo di cui mi fidavo, lo stesso uomo per cui mi sarei macchiata del sangue di innocenti. Ed invece, era l’uomo che avevo ingannato ad esser rimasto scioccato, inquieto. Quello, fu quello a spezzarmi. Da una parte fui sollevata dal fatto che fosse notte, così come alla partenza mi sarei evitata qualche domanda, almeno per poche ore, giusto il tempo di ricompormi. Avevo bisogno di sciacquarmi il viso, di nascondere quelle fragili gocce d’acqua. Entrata nel bagno, mi rinfrescai il volto, facendo attenzione a non premere sulle zone plumbee. Lo zigomo era molto gonfio. Provavo così tanto dolore dappertutto, che mi era impossibile dire cosa dolesse maggiormente. Una voce femminile mi colse all’improvviso, facendomi sussultare.

    -Kendra.. tutto bene?

    Non mi voltai, cercando di fare l’indifferente. Ma una mano si posò sulla schiena, pregandomi di guardare la donna. Carol. Non mi sorpresi nel vedere un’espressione dolce mutare in una faccia quasi terrorizzata. Le proferii parole stupide, le prime che si erano presentate al mio cervello.

    -Sono caduta da cavallo, una scena davvero ridicola.

    Abbozzai un sorriso, speranzosa che mi lasciasse sola o, se non altro, che capisse che volessi restare per conto mio. Ma con decisione e prontezza, mi alzò la canotta, liberando le altre firme di Philip. Non disse nulla. Mi guardava e basta, in silenzio, come se volesse leggermi, comprendere qualcosa nei miei occhi muschiati. Incrociò le braccia, poggiandosi al lavabo.

    -Per tua sfortuna, conosco molto bene questo genere di contusioni. Il mio Ed era una persona violenta.

    Sapeva che non avrei parlato, almeno in quel momento. Perciò intavolò un racconto, la storia del suo passato. Ciò che era un tempo e ciò che era diventata. La sua metamorfosi. La forza e il coraggio, caratteristiche che credeva assenti. Ripetevo a me stessa che avrei dovuto confessare, non riuscivo più a tenerlo nascosto, dentro. La verità, un ratto bloccato in un labirinto che cercava rabbioso una via di fuga. Ed era come se quel roditore fosse in me e si facesse spazio fra le membra.

    -Ti hanno per caso..

    La domanda restò incompiuta, vacillante nell’aria.

    -No Carol, nessuno mi ha toccata.. non in quel senso.

    -E allora chi ti ha ridotto così?

    Mi prese le mani. Sapeva cosa significava esser picchiate, soprattutto da un uomo amato, ma non era al corrente che si trattasse della stessa cosa anche per me.

    -Philip..- annunciai -..ma voi lo conoscete come il Governatore.
     
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  2. SLincoln
     
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    Nnnnnnnoooooooo proprio sul piu' bellooo nnnnoooooooooolo cmq.... Veeeery good! ;)
     
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  3. Maggiestar
     
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    CITAZIONE (SLincoln @ 22/1/2015, 21:29) 
    Nnnnnnnoooooooo proprio sul piu' bellooo nnnnoooooooooolo cmq.... Veeeery good! ;)

    :oooot: :oooot:
    eddaii, ti odio accidenti! Non puoi finirlo così ahah
    Comunque bello come sempre. Bravissima soprattutto nelle descrizioni, ce li vedo benissimo i personaggi! Ad esempio Rick, uguale alla firma di SLincoln **
     
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  4. lady_crossbow
     
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    non odiarmi! ahah so che li concludo sempre così, lasciandovi curiosi.. ma poi aggiorno presto ;)
    Felicissima che vi sia piaciuto!
     
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  5. T-BONES
     
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    Condivido appieno i commenti precedenti. STUPENDO. Non deludi mai, ogni capitolo ha il suo perchè. E ti concedo la possibilità di divertirti a finirli sul più bello, anche se avresti tantissima voglia di continuare la lettura! ahah
    Descrizioni da favola. Alcune tue frasi son quasi poetiche. Ma poi, vogliamo parlare di Philip?
    Non potevi mettere per iscritto la sua pazzia meglio di così! Però povera Kendra, massacrata di brutto eh.
    Aggiorna presto, son curioso della reazione :vibrate:
     
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  6. Black Madness
     
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    Nooo, non puoi lasciare il cappy a questo punto :crylikeababy:
    Voglio ''vedere'' la reazione di Carol, non può finire così. Speriamo che non le faccia del ''male'' o la allontani immediatamente, andando ad avvertire il gruppo. :tooot:
    Sono dannatamente curioso, quindi vedi di aggiornare il prima possibile! :D
     
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  7. lady_crossbow
     
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    CITAZIONE (T-BONES @ 25/1/2015, 18:59) 
    Condivido appieno i commenti precedenti. STUPENDO. Non deludi mai, ogni capitolo ha il suo perchè. E ti concedo la possibilità di divertirti a finirli sul più bello, anche se avresti tantissima voglia di continuare la lettura! ahah
    Descrizioni da favola. Alcune tue frasi son quasi poetiche. Ma poi, vogliamo parlare di Philip?
    Non potevi mettere per iscritto la sua pazzia meglio di così! Però povera Kendra, massacrata di brutto eh.
    Aggiorna presto, son curioso della reazione :vibrate:

    Grazie, grazie davvero :heart:
    Ahaha effettivamente l'ho fatta picchiare parecchio! Ma sai com'è, Philip quando parte non lo ferma nessuno.
    Il decimo capitolo è finito, manca solo una revisione ;)

    CITAZIONE (Black Madness @ 25/1/2015, 21:25) 
    Nooo, non puoi lasciare il cappy a questo punto :crylikeababy:
    Voglio ''vedere'' la reazione di Carol, non può finire così. Speriamo che non le faccia del ''male'' o la allontani immediatamente, andando ad avvertire il gruppo. :tooot:
    Sono dannatamente curioso, quindi vedi di aggiornare il prima possibile! :D

    Mi spiace averlo terminato così, ma era più emozionante ahah
    Eeeeh, chissà cosa accade :shifty:
    Comunque il decimo capitolo l'ho già pronto, devo solo scriverlo al pc!
     
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6 replies since 22/1/2015, 20:26   36 views
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