La stagione degli zombie

Racconto breve

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  1. ilariamcfly
     
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    IVO1l

    1- Daisy
    Lei era fatta così, 70 chili, viso tondo e lentigginoso, altezza contenuta, e un capello rosso da far invidia persino a pel di carota. Era consapevole che il suo aspetto fisico non fosse tra i migliori, eppure era solita andare in giro vestita in maniera poco rigorosa.. maglie scollate, jeans attillatissimi e tacchi vertiginosi. Era sposata, sì, fin qui niente di sconvolgente, se non fosse che suo marito era tra gli uomini più rinomati e desiderati di Season Lake. Vi chiederete cosa ci faccia un tipo così, sposato con una tipa alquanto bizzarra e bruttina come Daisy!
    Beh, forse direte, magari appena sposati Daisy era molto più magra e graziosa, lasciandosi poi andare durante i lunghi anni di matrimonio con Dave, cosa vista e rivista ormai.. ma non è così, Daisy è stata Daisy fin da bambina, a scuola veniva sempre presa di mira dai bulletti di turno, ed era la protagonista indiscussa del gioco 'caccia alla balena', che tanto piaceva ai bambini dell'epoca. Non aveva niente da invidiare agli altri ciccioni della scuola, forse era proprio lei la più cicciona, ma lei aveva qualcosa che gli altri non avevano, ciccioni e non, lei aveva un carattere, un modo di fare che la inserì presto tra le grazie degli insegnanti e tra i bambini che sarebbero stati poi i futuri campioni di football e le future cheerleaders.

    Alla domanda ingenua ma crudele di un bambino, tipo 'Oggi quanti elefanti hai mangiato?' un normale ragazzino sovrappeso si sarebbe sentito distrutto e avrebbe iniziato a piangere come una fontana, ma Daisy no, Daisy rispondeva '3 e mezzo, con contorno di ippopotamo', poi cacciava il cestino del pranzo e con tono esortativo diceva 'guarda me ne è avanzato un pochetto, ne vuoi un po’ ?' e da lì partivano di solito le risate, Daisy aveva una risata contagiosa, e subito diventavano amici. Lei era fatta così, e suo marito Dave si innamorò per la prima volta di una donna, si innamorò davvero di una donna, o per meglio dire del suo essere..

    continua...




    2- Qualcosa non va..
    Adesso era lì, i capelli sudati le ricadevano sul viso, la sexy lingerie che aveva ancora indosso, ricadeva sgraziatamente sul corpo cicciottello. Guardava dalla stretta fessura della finestra, ormai inchiodata con spesse assi, un uomo sulla sessantina circa. I capelli dovevano essere bianchi, ma avevano assunto una sfumatura marroncina a causa del terriccio che vi era attaccato, brancolava in mezzo la strada come un irlandese il giorno di san patrizio. Aveva le vesti strappate, e cosa che aveva fatto precipitare Daisy dall'uomo 5 ore prima, una grossa ferita sanguinante all'altezza dell'addome.. l'uomo gridava, ma non era un grido umano, era un grido estraneo, un grido che sembrava provenire direttamente dall'oltretomba, a Daisy si ghiacciò il sangue nelle vene, eppure non era la prima volta che lo sentiva urlare, aveva urlato tante di quelle volte che aveva perso il conto ormai, aveva urlato anche quando, ore prima l'aveva vista spuntare dal portone della sua villetta in camicia da notte, mentre correva verso di lui per soccorrerlo. Non lo aveva visto in volto, sfortunatamente.
    Lui aveva sbraitato, le si era buttato contro, aveva cercato di morderla, e Daisy in un disperato tentativo di depistarlo si tolse la camicia da notte, rimanendo in lingerie.
    Corse verso casa, e con le gambe e le mani tremanti si richiuse il portone alle spalle. Si era svegliata per un bicchiere d'acqua ore prima, erano solamente le quattro di mattina, quando affacciandosi alla finestra lo vide, lì, immobile, sofferente, "un'altra vittima dell'alcol del sabato sera" pensò.. Adesso lo fissava, e al suo ennesimo urlo sussurrò -"oh, sta zitto lurido cagnaccio puzzolente"- , al che si lasciò sfuggire un ridolino, che si trasformò presto in una risata singhiozzante, lei era fatta così.

    continua...




    3- Confronto
    Dopo quello strano episodio, era corsa su in camera dal marito , che, noncurante dormiva. Lo svegliò con uno strattone violento e dopo un brusco sussulto si svegliò. La fissò attonito per circa due secondi, con i suoi penetranti occhi azzurri, e pensò tra sè e sè "Dio com'è bella"...ma accantonò immediatamente quel pensiero quando notò il viso pallido e l'espressione cadaverica della moglie, fatto assai raro in Daisy.
    -"Tesoro cos'hai? é successo qualcosa?"-chiese Dave con il tono di voce che Daisy chiamava 'vocina da cucciolo', -"Si, no, cioè, non lo so..un uomo fuori mi ha appena aggredita , mi-mi ha strappato la camicia da notte, e sono subito corsa in casa, oh Dave è stato orribile.."- non aveva nemmeno finito di dire la parola 'camicia da notte' che si era fiondato immediatamente fuori dal letto , e alla parola 'orribile' aveva già indosso il cappotto, la 'vocina da cucciolo' era stata rimpiazzata dalla vociona 'se ti prendo ti spezzo le gambe e il culo con una sola mossa'. -"Dov'è questo bastardo? Chi è? Meglio per lui che.."- ma Daisy lo interruppe subito -"Caro ti prego, è ferito, credo sia ubriaco, non fare .."- detto questo le si buttò al collo per calmarlo, lui ricambiò il gesto e disse -"Non ti preoccupare orsetta, so quello che faccio.."- e detto questo si sciolse dal suo abbraccio e imboccò la porta.
    Lo sentì scendere pesantemente le scale , stava quasi per mettere piede sul pianerottolo inferiore, quando un urlo femminile proveniente da fuori lo paralizzò , il piede ancora a mezz'aria e la bocca semiaperta, rimase così per circa una ventina di secondi, fu la voce di sua figlia , appena uscita dalla sua camera a sbloccarlo da quella sorta di incantesimo -"Papà che sta succedendo?, "- "Torna in camera tua Annie, è tutto ok"- Cercò di forzare un sorriso, ma con scarso risultato. Sua moglie lo fissava dalla cima delle scale, una maschera di terrore al posto del volto, -"Ti prego , chiama la polizia, non uscire.."- ma lui sembrò quasi non sentirla, posò finalmente il piede sul pianerottolo e si diresse verso il portone, quando un secondo urlo , ancora più acuto e terrorizzato squarciò il silenzio mattutino. Prese allora la prima cosa che gli capitò a tiro, un ombrello, a pois rosa e bianchi, era il preferito di Daisy, e si diresse fuori in un impeto d'ira, sua moglie dalle scale gridò -"Sta attento, quello è il mio ombrello , non romperlo!"-.
    L'uomo era in fondo alla strada,non si vedeva in volto poiché era girato, era chino su qualcosa.. sembrava ubriaco,gridava e si agitava, una grossa macchia di sangue della grandezza di un piatto gli inondava la camicia già lurida di suo. Se non fosse stato per la donna con il braccio squarciato e sanguinante sotto di lui,evidentemente la fonte del grido che aveva udito pochi attimi prima, sarebbe sembrata la tipica scena di un barbone , ubriaco fradicio, che feritosi con una bottiglia , si agitava e si dimenava perchè non gli rimaneva altro da fare. Dave gli si avvicinò cautamente -" Che diavolo stai facendo? Allontanati subito da lei, allontanati e ti prometto che non ti succederà niente di grave.."- gli gridò , ma il barbone sembrò non sentire, non si voltò nemmeno -" Hai sentito cosa ho detto?- gridò con più vigore. Fu allora che il barbone si avventò nuovamente sul braccio della donna , che aveva perso i sensi oramai .
    Dave istintivamente assestò un'ombrellata sul capo dell'uomo, questo cadde a terra e lì rimase, non era svenuto, poichè si lamentava in uno strano gorgoglio, non riusciva più ad alzarsi. Dave ne approfittò per trasportare il corpo della donna in casa,lasciò cadere l'ombrello e afferrò la donna sotto le ascelle , agganciandola come il vagone di un treno,trascinandola mentre lui si dirigeva all'indietro verso la meta. A metà strada l'uomo ubriaco riuscì finalmente ad alzarsi, e per la prima volta Dave lo vide realmente in viso, la prima cosa che pensò fu "non è umano" non vi era niente di umano in quel viso ormai, la bocca semiaperta, non volontariamente, visto che gli mancava tutto il labbro inferiore e parte del mento. Si riuscivano ad intravedere i denti, fino alle radici..pezzi di carne e sangue rappreso misto a terra li contorniavano.
    Riuscì finalmente a comprendere la fonte del gorgoglio, un grumo di sangue e pietriccio gli ostruivano la gola, gli occhi, oh non erano occhi, vitrei e bianchi, senza un barlume di razionalità e umanità, bastò questo a Dave per accelerare il passo verso casa, con il corpo della donna priva di sensi che strisciava contro il freddo e ruvido asfalto. L'uomo che fino a poco prima sembrava ubriaco aveva accelerato anch'esso il passo , ma Dave aveva già imboccato il candido vialetto della sua abitazione e non gli mancò molto dallo sbattersi violentemente il portone di casa sua alle spalle. Annie e Daisy avevano assistito a tutta la scena dalla finestra della cucina. “L'uomo” nel frattempo aveva raggiunto il portone,e,lanciandosi a peso morto su di esso ,sbraitava e gorgogliava. Tutto questo per una decina di minuti ,fino a che non se ne ritornò in fondo la strada. In casa regnava il silenzio, gli sguardi fissi nel vuoto, quando ad un certo punto Daisy ruppe il silenzio -" Era il mio ombrello preferito, l'ho pagato un mucchio di soldi."-

    continua...




    4- Le micidiali polpette della signora Rohan
    Si chiamava Betty Rohan, suo marito, il signor Rohan, era morto il giorno prima, strozzato da una delle micidiali ma succulente polpette del venerdì sera.
    Era arrivato il momento della veglia, la loro era una famiglia tradizionalista. Il defunto 'riposava' per l'ultima volta nel letto che fino a un giorno prima aveva usato per dormire e per concepire sua figlia Carol, vi riposava per l'ultima volta prima che venisse rinchiuso per sempre in una fredda e inospitale bara. Il signor Rohan aveva solamente 45 anni, dieci in più di sua moglie. Sembrava dormisse, il proprietario dell'agenzia funebre aveva fatto proprio un ottimo lavoro, l ‘unica pecca era l'eccessiva spolverata di phard rosso sugli zigomi, che contrastava pesantemente con il pallore cadaverico della sua pelle, lo facevano sembrare una marionetta.

    La diciassettenne Carol era rimasta sveglia fino alle due del mattino di quella sfortunatissima domenica (sfortunata non solo per il signor Rohan), seduta su una sedia di fronte al letto su cui sopra vi era colui che poco prima era stato suo padre, aveva pianto, ininterrottamente. Piangere le faceva venir sonno... sua madre se ne accorse e la costrinse ad andare a dormire in camera sua, la accompagnò, le rimboccò le coperte e le baciò la fronte, non lo faceva da più di 6 anni ormai. Dopo un bicchiere di scotch e una sigaretta tornò in camera da suo marito, aveva indugiato parecchio, sul fatto di tornare in camera, ora sarebbe stata sola, senza sua figlia, solo lei e suo marito, l'uomo che amava, ormai senza vita. Sarebbe stata sola sì, non solo in quella stanza, ma per il resto della sua vita. Ma tornò, pianse, si asciugò, ripianse, erano ancora le 3 di notte.. senza che se ne accorgesse cadde in un sonno profondo, il pianto aveva un effetto soporifero su di lei, tale madre tale figlia.

    A svegliarla fu un rumore sommesso, un rumore di lenzuola in movimento, un leggero gorgoglio, e poi cosa che risuonò nella testa di Betty per il resto della sua breve vita, il rumore dei denti del suo defunto marito che sbattevano ad intermittenza.

    Dapprima fu incredula, rimase immobile mentre suo marito le si avvicinava minacciosamente. Betty istintivamente le si lanciò contro stringendolo in un abbraccio, fu la sensazione più strana della sua vita, non sentiva calore, non sentiva partecipazione ma cosa più importante, non percepiva vita.. notò subito l'assenza totale del battito cardiaco, ma non ci fece caso, era come in trance. Ad un certo punto sentì un dolore lacerante alla spalla, quello che era stato suo marito, l’ aveva azzannata violentemente alla spalla sinistra, Betty non urlò nemmeno, era successo tutto così in fretta che faceva fatica a pensare e ad agire, la spalla le faceva male, ma a parte allontanare suo marito bruscamente non fece niente. Con la bocca spalancata e la mano destra sulla ferita osservava suo marito che assaporava un pezzo di quella che una volta fu sua moglie. Betty finalmente realizzò che quello non era più suo marito, l' uomo che aveva sposato tempo fa, si era trasformato in un mostro. Si fiondò allora immediatamente fuori dalla camera -"Carol, sveglia, corri dobbiamo andarcene!"- gridò con tutto il fiato che aveva in gola, entrò in camera sua, sua figlia, con il viso ancora gonfio di pianto era seduta sul letto con gli occhi spalancati " Mamma che succ.."- in quel preciso istante fece irruzione nella camera il signor Rohan. Carol lo vide e capì immediatamente che quello non era più suo padre, i suoi occhi non avevano niente che ricordassero suo padre. Iniziò a piangere, da quel momento tutto successe così in fretta che Betty faceva fatica a ricordare.. Il signor Rohan attirato dal pianto della figlia le si lanciò addosso, azzannandole fianchi e cosce, Carol urlava, Betty assisteva alla scena, ma era come se non ci fosse, era assente. " Mammaaaa..."- furono le ultime parole che sentì udire da sua figlia.

    Betty allora istintivamente si lanciò fuori dalla porta e prima che se ne accorgesse era fuori in strada. Non era cosciente, non pensava a niente, era come un robot, un corpo incosciente che correva e urlava, senza una meta o un obiettivo preciso. Erano le quattro e dieci del mattino, quando, correndo, intravide un uomo, sulla sessantina circa, che barcollava come un ubriacone, ai suoi piedi vi era una camicia da notte, se Betty lo avesse incontrato in circostanze normali si sarebbe accorta immediatamente della ferita che aveva sull’ addome, si sarebbe accorta che gli mancava parte del mento e si sarebbe accorta della totale assenza di vita nei suoi occhi . Ma Betty aveva appena perso sua figlia a causa di suo marito che fino a 1 ora prima credeva defunto, così, le andò incontro per chiedere aiuto..

    continua...




    5- Disagi e imprecazioni
    -"Presto chiama un ambulanza papà, che fai lì impalato?"- urlò Annie, -"Certo..si certo, oddio.."- rispose Dave, la sua faccia era tutta un pallore, respirava a stento, lo sguardo assente, la bocca aperta, il suo battito cardiaco era amplificato, sembrava vi fosse un megafono poggiato sulla gabbia toracica. Non era solito essere in certe situazioni, era un uomo mite, conduceva una vita abbastanza monotona, casa e lavoro, essere sbalzato così, in una situazione come questa lo facevano sembrare un pesce fuor d’acqua, l’espressione era la medesima. Si precipitò tremolante al telefono, sua moglie e sua figlia intanto accorsero la donna che era ancora supina davanti la porta d ingresso -"Quel bastardo, ma chi è?! Mamma presto chiama la polizia, prima che fugga via.."- " Si certo Annie, vado a prendere il telefonino in camera".
    Dave intanto compose il 118, attese, attese... -"Salve , se avete composto ..."- "Oh grazie al cielo , salve , c'è un'emergenza qui, una donna, la spalla, presto.."- ma si interruppe subito notando che la voce dall’ altro capo del telefono era una registrazione su disco -"..ausa dell'indisponibilità di ambulanze, cercate di assistere il ferito nel miglior modo possibile nel frattempo, riprovi a chiamare più tardi, provvederemo a mandarle un'ambulanza il prima possibile, ci scusiamo per il disagio. Salve, se avete composto questo numero..."- riattaccò con rabbia -" Cazzo... Daisy ?! "- urlò in modo che sua moglie potesse udirla dalla cima delle scale fin su in camera loro -" Che ha detto la polizia? "- , Daisy si affacciò sul corrimano del pianerottolo superiore e disse con voce fioca -"non prende, è occupato.. ma che succede.."- .-"Cazzo, cazzo cazzo.."- era raro che Dave dicesse parolacce, le usava solo nelle 'occasioni speciali', ovvero, quando sbagliava la lotteria a causa di un solo numero, quando andava via la corrente, quando se la prendevano con la sua adorata Daisy, e in questo caso quando c'era una donna ferita in casa e non c'era modo di reperire soccorsi di alcun genere.

    Annie scioccata sbarrò ogni porta di casa , silenziosamente si adagiò sul divano e accese la tv, lo fece automaticamente, senza pensarci troppo, il suo inconscio voleva distrarla evidentemente dalla donna ferita, o dal cannibale fuori casa. Dave e Daisy intanto unirono le forze per trasportare il corpo della donna in camera di Annie.

    La maggior parte dei canali era oscurata, iniziò a premere istericamente il telecomando , per trovare qualche segno di vita.. al piano di sopra intanto si sentivano rumori sommessi di Dave che armeggiava con il kit di pronto soccorso, era nervoso, si sentivano continuamente cadere oggetti, seguiti da una piccola imprecazione. Ecco finalmente qualcosa, non era una vera e propria trasmissione, era un comunicato, su sfondo verde, la scritta era semplice, a dispetto di ciò che comunicava, non c'era suono, cosa che rendeva il tutto ancora più inquietante, l'uomo di fuori emise un lamento sofferente, Annie iniziò a piangere, ma lesse il comunicato con attenzione:

    "Siamo in preda a vari disagi, si comunica al presente telespettatore di non allarmarsi e di mantenere la calma, qualunque cosa veda o senta. Preghiamo chiunque riesca a leggere codesto comunicato di non uscire di casa per nessuna ragione e se possibile sbarrare porte e finestre con qualsiasi materiale si disponga. Se avete feriti in casa, non chiamate ambulanze e non dirigetevi per nessuna ragione in ospedale o al pronto soccorso, soccorrete il ferito con i mezzi di pronto soccorso con cui è fornita ogni abitazione. Vi preghiamo vivamente di rimanere in casa frattanto le autorità risolvano questo disagio il prima possibile. Ripetiamo, non uscite di casa per nessuna ragione! Grazie per la pazienza."

    Annie iniziò a singhiozzare, i suoi capelli corvini le ricadevano sul viso, impregnandosi di pianto. Non era molto alta, e non era nemmeno una di quelle ragazzine fissate con la moda, Annie era un maschiaccio, si poteva contare sulle dita di una mano le volte che avesse indossato un paio di tacchi o che avesse abbinato intenzionalmente scarpe e borsetta (ammesso che ne portasse una), era solita portare i capelli di media lunghezza, mai avevano superato le spalle, i capelli, scuri, contrastavano in maniera evidente sulla sua carnagione, bianchissima, era magra, e vestiva spesso con larghe maglie scure. Le sue coetanee 16enni si interessavano ai trucchi, ai vestiti, alle feste.. ad Annie invece interessavano i libri, le storie, i fumetti, i film splatter e gli zombie.. lei sapeva benissimo cos'era uno zombie, sin da bambina quando vide per la prima volta "La notte dei morti viventi" rimase profondamente toccata che da quel giorno si mise in testa che, se mai ci sarebbe stata un apocalisse zombie, lei sarebbe stata l'eroina di turno, colei che avrebbe salvato tutti, colei che sopravvive e aiuta i superstiti a ricreare una nuova società.E adesso era lì, seduta a gambe incrociate sul divano, che piangeva, aveva capito, lei, prima di tutti, che l'uomo di fuori, in fondo la strada, non era un vecchio pazzo ubriacone, era uno zombie.. e adesso che forse era arrivato il giorno da lei tanto atteso, ne era spaventata, terrorizzata, ma anche affascinata... nelle sue fantasie riusciva a far fuori un'intera orda di zombie con una mazza da baseball, uscendone sempre vincitrice , ma quella non era la fantasia, quella era la realtà.

    Si asciugò le lacrime con la manica del pigiama e chiamò suo padre -" Papà, ho da farti vedere una cosa"- , Dave si precipitò giù per le scale, seguito da Daisy -" Cosa succede? "- e prima che potesse aggiungere altro notò che sua figlia stava indicandogli il comunicato in tv. Stettero per circa due minuti in silenzio, lo lessero e lo rilessero, fino a che Daisy esordì con tono scherzoso -" Però che schifo di colore che hanno usato per fare lo sfondo, io avrei usato il blu.."- si percepiva però un'evidente nota di terrore, Dave sembrò non aver sentito e quasi in un sospiro disse -" Cazzo.."- quella sì che era una giornata di record per le imprecazioni di Dave! Ed era solamente all'inizio.

    continua...




    6- Sbarramento drastico
    Se c'era qualcuno da beatificare quel giorno , era Daisy. Due o tre mesi prima del fattaccio vide in tv un servizio sugli ortaggi geneticamente modificati -"Non c'è da fidarsi di niente al giorno d'oggi, si dice che noi siamo quel che mangiamo, beh, io non voglio certo diventare un supereroe radioattivo, ho deciso... io voglio un orto Dave!"- -"Sai è da un po’ che ci pensavo anch'io,provvederò a procurarmi tutto il materiale necessario orsetta!"- -" Oh Davie Davie, ti amo!"-.

    E così in nemmeno due giorni dopo Dave si procurò una quantità industriale di steccato. L'orto doveva occupare una piccola parte del giardino posteriore, non era molto grande come giardino, ma era molto grazioso, Daisy se ne prendeva parecchio cura, era pieno di cespugli, di fiori e statuette da giardino, nani, fatine, funghetti e unicorni, al centro vi era un elegante tavolino in ferro battuto. D'estate veniva contorniato da numerose e coloratissime lanterne, tanto da somigliare al ‘giardino del tè’ del paese delle meraviglie. Il tanto desiderato orto doveva prendere posto fra il tavolino e il gazebo, veniva circa 2 metri x 3 , un po’ piccolino, ma Daisy se lo fece bastare, se l'avesse fatto più grande avrebbe dovuto rinunciare ai suoi adorati cespugli di rosee ad una parte delle statuette di Biancaneve.

    -"C'è una piccola sorpresina per te!"- annunciò Dave, con le mani a mo’ di benda sugli occhi della moglie, erano entrambi davanti l'orticello, dopo due settimane di lavori, -"Oh cos'è cos'é , dai fammi vedere ti pregoooo"- disse Daisy con aria impaziente, in quel preciso istante Dave le liberò la visuale, vi era un delizioso cancelletto a forma di cuore con un'incisione al centro che diceva "Orticello di Daisy, mai più supereroi" , Daisy scoppiò in una fragorosa risata fanciullesca, Dave l'adorava, la strinse a sé, non aveva mai amato nessuno così come amava sua moglie, il suo amore per lei non vacillò nemmeno quando Daisy ebbe a che fare con quel poco di buono del suo partner in affari..

    Fatto sta che l'orto venne più piccolo del previsto, quindi gran parte del materiale inutilizzato venne accantonato in soffitta inattesa di trovare presto un'altra “occupazione”, la quale non tardò ad arrivare.
    Aveva bisogno di chiodi, e un martello per inchiodare gli assi, il tutto era nella cassetta degli attrezzi. La cassetta degli attrezzi era nel giardinetto posteriore, nel capanno degli attrezzi. Dave, particolarmente riluttante all'idea di recarsi nuovamente fuori, si fece coraggio e quasi trattenendo l'aria nei polmoni si recò all'esterno. Il giardinetto non comunicava direttamente con la via principale, infatti era contorniato da un muretto in pietra di media altezza con tanto di cancelletto in ferro e legno. L'aria esternamente era innaturale, c'era silenzio, troppo silenzio, la loro era una via abbastanza movimentata e trafficata, quella mattina non si sentiva un'auto passare. Non tirava un filo di vento, nonostante ciò Dave aveva la pelle d'oca. Si precipitò nel capanno, la cassetta era in cima ad una pila di scatoloni, di colpo l'uomo, il barbone, lo zombie in strada insomma, cacciò un lamento, Dave per lo spavento fece cadere la cassetta, ne uscirono fuori vari attrezzi tra cui una saldatrice e una sparachiodi,carica. Annie spuntò da dietro -"ti serve aiuto papà?"- , Dave sobbalzò -"Cazzo Annie, non puoi fare così"- -"Scusami papà,”- e dopo un po’ aggiunse in una risata nervosa -"era una vita che non ti sentivo dire cazzo"- -" Non ti preoccupare, è solo che tutta questa situazione, quella donna, quel maniaco di fuori mi rendono nervoso.."- ma sua figlia non lo stava ascoltando ,aveva lo sguardo fisso in terra, su qualcosa, e l'aria pensierosa... -"Papà , ho notato qualcosa di strano fuori, oltre il muretto, puoi controllare ?"- disse con tono vago, senza pensarci veramente -"Si.. certo.."- disse Dave con aria dubbiosa, si recò nel giardinetto e arrampicandosi grottescamente sul muretto ebbe piena visuale della strada, non c'era niente (a parte il maniaco). Non era normale che a quell'ora del mattino non vi fosse alcun segno di vita o nessuna macchina in movimento, ma a parte ciò non vi era niente..

    Tornò al capanno, sua figlia non c'era più, fece per raccogliere gli attrezzi in terra, ma ebbe la sensazione che mancasse qualcosa, non riusciva a capire cosa, ma non gli dette tanto peso. Ad un certo punto ebbe un'illuminazione, prese il saldatore e si avviò verso il cancelletto che portava in strada, aveva intenzione di saldarlo, dopotutto aveva ceduto all'assurda idea di barricarsi in casa , solo perché uno stupido comunicato in tv gliel' aveva ordinato, senza precisare cause o motivazioni,sapeva che era ridicolo, ma dentro di sé sapeva anche che era la cosa migliore da fare, aveva un brutto presentimento, dì lì a poco avrebbe rovinato muri porte e finestre di casa, perché preoccuparsi di uno stupido cancelletto allora. A lavoro finito pensò tra sé e sé -"almeno avrò meno possibilità di vedere quel maniaco che sguazza tra i pomodorini di mia moglie"- , dopodiché fece ritorno in casa, dove si mise all'opera per sbarrare ogni via di comunicazione con l'esterno.

    Ci misero un' oretta circa per inchiodare ogni porta e ogni entrata del piano inferiore della loro abitazione, sette assi per ognuna delle due porte, quella d'ingresso, e quella che conduceva al giardino posteriore, due sole assi per la finestrella del bagno,alcune assi per la vetrata vicino le scale e la porta d'ingresso, altre in cucina, per le finestrelle sopra il lavabo e i fornelli, quelle dove Daisy e Annie assistettero poco prima al confronto di Dave con lo zombie. L'unico problema fu l'enorme vetrata che occupava quasi tutta la parete posteriore del salotto, che si affacciava su l giardinetto con l'orticello. Il salotto comunicava direttamente con la cucina tramite tre bassi scalini, con lo scopo di separare in maniera lieve i due ambienti, questo sistema rendeva entrambe le stanze particolarmente luminose, inoltre rendeva l'ora di pranzo e d i cena deliziosamente piacevoli, per via della visuale, il tavolo da pranzo infatti era perfettamente simmetrico alla vetrata, oltre gli scalini. La vetrata fu l'unica a non essere sbarrata, gli assi infatti erano troppo corti, si limitarono a coprirla con la tenda.

    continua...




    7- Kill Betty vol.1
    Annie custodiva gelosamente la sparachiodi sotto la maglietta. Nella "Notte dei morti viventi" Barbara, la protagonista, rinviene nella cantina della casa dove trova rifugio una donna disperata, con sua figlia, morsa da uno zombie. La mamma, ignara di tutto, continua a medicarla sperando che guarisca nonostante questa continui a peggiorare, fino a che dopo una breve morte si rialza e, affamata di sangue e carne, azzanna mortalmente sua madre, la quale in seguito si trasformerà anch’essa in uno zombie. Ora, la donna che adesso riposava incosciente in camera sua, era stata morsa, da quello che sembrava essere uno zombie, se stava davvero accadendo quello che lei bramava da tempo, la donna di sopra sarebbe presto morta per poi riprendere vita, affamata, e desiderosa di carne umana. Così con la sparachiodi ancora nascosta sotto la maglietta si recò in camera sua ,si chiuse la porta alle spalle, prese una sedia e la sistemò vicino al letto sedendosi a cavalcioni su di essa, cacciò la sparachiodi , e la puntò alla testa di Betty..

    In quel momento aveva il braccio, quello con cui teneva la sparachiodi, teso verso Betty, quando quest'ultima aprì gli occhi. Annie più veloce di un fulmine, ricacciò "l’arma" sotto la maglietta. La donna la stava osservando , senza dire una parola, fu Annie a rompere il ghiaccio -"Salve signora, io mi chiamo..."- tendendole la mano -"Carol, come diavolo ti sei conciata i capelli?Il tuo colore naturale era così bello, sai, il tuo è un biondo molto raro, non capita a tutti di avere la fortuna di nascere con quel colore, ma stai..."- Annie la guardava con espressione confusa, lentamente disse -"No, non mi chiamo Carol, io mi chiamo Annie.. piacere di conoscerla"- al che la donna cacciò una risata -"Ti è sempre piaciuto fare questi scherzi, e va bene starò al gioco"- ripeté la donna con aria di sfida, ma divertita allo stesso tempo -"Piacere Annie"- qui trattenne a stento una risatina -"Il mio nome è Betty, Betty Rohan, mio marito è morto, soffocato da una delle mie polpette, ma ci pensi?! E... da morto, ripeto, da morto"- parlava a fatica, a causa delle risate convulse che aveva -"ha mangiato mia figlia, ovvero te.."- qui dovette smettere perché iniziò a ridere a singhiozzi, nemmeno avesse appena raccontato la barzelletta più divertente del mondo. Annie la osservava con gli occhi sbarrati. Ma la risata della donna finì presto, questa infatti non ci mise troppo a trasformarsi gradualmente in un pianto singhiozzante -"La spalla, il braccio , mi fanno male..."- se li toccò -"Ahia, oddio..oddio...Carol aiutami.."- il suo lamento aumentò finché non arrivò al piano di sotto, alle orecchie di Daisy, che non ci mise molto a salire incamera, -"Ahh allora sei viva!"- annunciò con un sorriso raggiante. Lo sguardo di Betty passò da sofferente a incuriosito, poi da incuriosito a allarmato fino a spaventato e iroso in soli cinque secondi... -"Sta lontana da mia figlia"- disse Betty in tono minaccioso, il tono della sua voce stava aumentando gradualmente -"Sta lontana da lei, è solo una bambina, E' SOLO UNA BAMBINA!!"- le due donne la stavano osservando a bocca spalancata, Daisy era ancora paralizzata sotto l'arco della porta,sembrava aver perso l'uso della parola, e di tutto il resto.. -"TI HO DETTO DI LASCIARLA STARE"- urlò ancora -"CAROOOOOOOOL..."- -" ma che diavolo succede qui?!"- era Dave che allarmato dal gridò si era precipitato in camera -"E TU CHI CAZZO SARESTI?? ESCI FUORI DI QUI E LASCIA IN PACE MIA FIGLIA"- urlò Betty dopo la vista di Dave, urlava con tutto il fiato che aveva in gola, Daisy stava piangendo, terrorizzata dalla situazione, Dave con aria sbigottita stava rielaborando.. Annie ebbe improvvisamente un'idea, e interrompendola con tono dolce disse -"mamma.. sto bene.. non ti devi preoccupare, non mi faranno niente, anzi, ci hanno aiutate, ci hanno offerto riparo, e ti hanno medicato le ferite, calmati.."- le afferrò la mano, Betty ricambiò la stretta, nei suoi occhi sembrò tornare quel poco di lucidità che le era rimasta, cacciò un sorriso dolce, il più dolce che Annie avesse mai visto e disse -"Mi dispiace se ho urlato in quel modo, ti ho spaventata, non voglio che tu veda la mamma comportarsi così "- disse Betty rivolgendosi ad Annie, dopodiché rivolgendo lo sguardo a Dave e Daisy, ancora inchiodati sotto la porta, paralizzati, disse -"Mi dispiace per come mi sono comportata, mi sono appena risvegliata, sofferente e disorientata, non so come mi dispiace, oh mi dispiace mi dispiace...."- -"Non si deve dispiacere, la comprendiamo, davvero, l'importante è che sia tutto chiarito, adesso deve pensare solamente a guarire il prima possibile"- disse finalmente Daisy, ancora scossa e con qualche lacrima superstite in viso -"scusa...scusa...scusa...."- riattaccò Betty in un pianto isterico, fu allora che Annie si alzò dalla sedia e la abbracciò -"shh mamma, non è niente.."- -"Carol, ti voglio bene, mi dispiace, mi dispiace così tanto, perdonami, riuscirai maia perdonarmi?"- -"Perdonarti cosa? "- ma Betty non rispose, era caduta in un sonno delirante.

    continua...




    8- Recita
    La lasciarono in camera, aveva bisogno di riposo. Erano in salotto. Annie cercò di spiegare ai suoi cosa aveva capito e intuito sui recenti avvenimenti della vita della strana donna, gli disse che si chiamava Betty, Betty Rohan, gli parlò di Carol, di come suo marito, da morto l'avesse azzannata mortalmente, e di come Betty credeva che Annie fosse la sua compianta figlia -"Io credo che dovremo continuare questa sceneggiata, se lei scoprisse che sua figlia è morta, ne morirebbe e andrebbe fuori di testa.."- -"Più di così?? ma dai, è impossibile Annie"- disse Daisy -"Per me ha fumato, e anche qualcosa di pesante, come fa un uomo morto a risvegliarsi e papparsi sua figlia ? "- disse ridendo -"E credo anche che l'uomo di fuori, quello che ha attaccato te e papà poco fa sia morto.."- azzardò Annie con tono cupo, suo padre la osservava spaventato -"Adesso basta Annie, non spaventare tua madre con queste sciocchezze da film, quella donna di sopra.."- -"Betty, si chiama Betty"- lo corresse Annie -"Si certo, BETTY"- lo disse evidenziando particolarmente il nome -"è mentalmente instabile, la morte di suo marito, ammesso che sia morto davvero, e l'attacco da parte di quel maniaco qui fuori devono averla turbata parecchio, aggravando la sua situazione mentale"- disse Dave in tono seccato.

    Annie roteò gli occhi -"ok.. e allora spiegami il perché del comunicato in tv, e delle ambulanze, e della poliz.. "- -"Senti non lo so! magari un attacco terroristico, non lo so! Questo non è un cazzo di film sui morti viventi!"- disse Dave evidentemente turbato -"Va bene papà, scusami, comunque ritornando a Betty, sarebbe meglio che me ne prenda io cura, voi fareste bene a starle il più lontano possibile, penso a tutto io"- -"Scusami tu Annie, è solo che sono nervoso"- -"lo so.. l'ho capito dopo tutti quei ‘cazzo’ "- stava sorridendo -"ma comunque credo sia pericoloso starle così vicino, fa attenzione, se inizia a dare di matto non esitare a chiamarci"- -"Certamente papà, ma non ce ne sarà bisogno”- concluse Annie, mentre con la mano accarezzava segretamente la sparachiodi sotto la maglietta. Stava risalendo su in camera, quando sua madre la chiamò -"Ah senti Annie, perquisiscila per bene , e se trovi un po’ d'erba , fammene capitare un pochetto"- Annie scomparse su per le scale seguita dalle risate fragorose dei suoi genitori.

    continua...




    9- Le origini del caos
    Alle 3:30 di quella domenica mattina, tutti i morti più recenti sulla faccia della terra, presero inspiegabilmente vita. I primi ad accorgersi del macabro evento, furono i guardiani dei cimiteri. A insospettirli fu l'improvviso rumore che si sentiva tra le tombe, posto abitualmente silente, molto silente.. urli, lamenti e suoni di vasi che si infrangevano sulla ghiaia.. -"Oddio, fantasmi, sto sognando, non può essere vero.. Gesù, Gesù..."- pensò immediatamente Francesco, il guardiano del cimitero di Season Lake, una volta affacciatosi dalla sua abitazione, e avendo visto una miriade di morti in putrefazione che si aggiravano indisturbati sotto il pallore lunare dinanzi ai suoi occhi sbigottiti. -"Sto sognando..sì sicuramente, sicuramente! O saranno quelle birrette che mi sono scolato prima, sicurame.."- i suoi pensieri furono interrotti da un 'fantasma' che irruppe selvaggiamente in casa sua, seguito da molti altri, tramite la distruzione di una delle numerose finestre della casa -"Hey amico, sta lontano da me, chiamo la polizia se non ti levi dal cazzo!!"- , ma l'uomo, a cui mancava parte del braccio destro e della faccia, e di cui si intravedevano ancora delle larve in un occhio, non lo stava ascoltando.. -"Gesù...Padre nostro, che sei nei cieli..ahhhhh"- la vita di Francesco, il simpatico guardiano del cimitero, finì così, in una preghiera.
    O meglio così fu per la prima volta, raggiunse finalmente il sonno eterno quando ricevette una piedata di porco ben assestata in mezzo agli occhi da un benzinaio che stava proteggendo il figlioletto.

    Francesco era stato uno degli sfortunati, se così si può dire, a perdere la vita in così poco tempo, gli altri guardiani riuscirono a fuggire e avvisare quanta più gente possibile, così in pochissimo tempo, quasi come una malattia virale, la notizia dei morti viventi si propagò nel mondo. Scienziati da tutto il globo si misero all'opera per trovare la causa, e l'annessa cura, i media invece fecero di tutto per insabbiare il quanto più possibile la faccenda e intimando quasi forzatamente la popolazione a rinchiudersi in casa, quello che volevano di meno in un'apocalisse zombie era che la gente andasse fuori di matto, tutto questo in meno di un'ora.. Tutti si interrogavano su cosa stesse succedendo, i fanatici religiosi pensavano che quella fosse la punizione divina agli atti carnali dell'umanità, gli scettici credevano fosse lo scherzone mediatico del secolo, i politici e i patriottici credevano fosse opera di un attacco terroristico e così via. Nessuno sapeva la reale causa, o meglio nessuno ci aveva creduto..

    Tre mesi prima, un giovane astrologo israeliano di soli 21 anni, Ali Mahamed, aveva predetto e ipotizzato sulla base di uno studio durato ben 3 anni, di un piccolo pianeta di colore nero, non facente parte del sistema solare , che avrebbe orbitato nei pressi della terra per una settimana circa, dopodiché se ne sarebbe andato per non fare mai più ritorno.. In questo periodo di orbitazione, sarebbero però accaduti sulla terra fatti alquanto spiacevoli, non si sa di che genere, ma nel libro in cui era menzionato questo avvenimento e di cui Alì ne aveva sentito parlare per la prima volta c'era scritta una semplice frase "Il dimenticato tornerà, e punirà la società per la sua crudeltà".

    Passando, il pianeta, essendo nero, emana un forte campo elettromagnetico, che aumenta notevolmente quello della terra, causando piccole alterazioni degli organi percettivi di uccelli e pesci, che sembrano impazziti. Ma ciò venne completamente ignorato dalla gente normale, tranne che da uno studioso di animali americano, un certo George Adler, che, come Ali, credeva nell’imminente apocalisse, ma nessuno lo ascoltò nonostante i suoi numerosi sforzi.Cosa che nessuno sapeva, o ipotizzato, giustamente, è che quest'aumento del campo magnetico, avrebbe avuto uno strano effetto sulla gente morta..

    Sappiamo che quando un corpo muore, diventa più leggero di 21 grammi.
    Si pensa che questo sia dovuto alla secrezione di certe sostanze ancora non ben conosciute dalla pelle quando gli organi interni non funzionano più, ma con l'aumento di questo campo magnetico, per qualche motivo questo non avviene più, e questi sconosciuti enzimi non sono secrete dalla pelle. Allora, supponendo che questi enzimi siano vitali per l'uomo, nel rimanere ancora nel corpo riescono a dare di nuovo vita, anche se non con lo stesso metabolismo di prima, ovvero lo deteriorano.. il soggetto senza vita quindi, si rialza, affamato però di carne umana e cervelli.Comunque, il libro studiato da Alì era scritto in un dialetto antico, ebbe bisogno dell'aiuto di suo nonno, grande studioso di lingue arcaiche, per la traduzione e per un'eventuale interpretazione. Alla vista di quella frase, l'ormai 92enne nonno di Ali sbraitò -"Non c'è più posto all'inferno, no no no .. "- ripeteva mentre agitava la testa con senso di diniego.

    Alla vista di quella frase sembrò impazzire, si chiuse nel silenzio, finché non venne trovato due giorno dopo suicida nella sua stanza, stringeva qualcosa in entrambe le mani quando fu trovato.Nella sinistra vi era la foto della moglie, bella e di una giovinezza che, era sfiorita da anni ormai, nell’altra vi era una lettera, breve e concisa, diceva :”I suicidi vanno all’inferno, ma non temete, presto ci andrete anche voi, o meglio lui verrà da voi.. io ho solo anticipato le cose..”. Questo avvenimento segnò e inquietò profondamente Alì. Lo portò a trovare disperatamente una risposta su ciò che sarebbe accaduto, ma con scarso risultato. Ormai allo stremo e quasi al limite della pazzia non gli restò che convincere e l'opinione pubblica. Il ragazzo data la giovane età e l'assurdo argomento non venne preso sul serio -"Spiacente ragazzo, non abbiamo fondi necessari per finanziare una così assurda ricerca basata su un libro di favole"- -"Voi non capite, siete condannati, siamo condannati vi dico!!"- -"Adesso basta, la invito ad accomodarsi fuor..."- -"NON C'E' PIU' POSTO ALL’INFERNO, NON C'E' PIU' POSTO!!!"-.

    continua...




    10- Le origini di "Asso"
    Se ci fosse stato ancora posto all'inferno, Alexis Duchamp alias Asso, sarebbe stato l'ospite d'onore. Era incappato in un brutto giro da quando sua moglie l'aveva scaricato, dopo che questo aveva perso il lavoro a causa di un brutto affare di omicidio. Puttaniere, spacciatore e "barbone di professione", Asso passava parte delle sue giornate sotto il cavalcavia vicino il quartiere per bene di Season lake, quello che ormai era diventato il suo ufficio.
    Spacciava in quella zona per conto dei suoi poco raccomandabili superiori. Spacciava principalmente coca. Ogni volta veniva fornito con una quantità specifica, con lo scopo che venisse venduta tutta o quasi. Solamente una piccola percentuale del ricavato finiva nelle sue mani, così Asso trovò e mise in atto un piano per aumentare il salario, lui non lo vedeva come un imbroglio, ma come una sorta di 'autopromozione'. Oltre al classico rifornimento di coca, andava rifornendosi segretamente di sale o zucchero, visto che questo non era messo sul conto del suo abituale rifornimento, il ricavato andava interamente a lui. E così ora lo si vedeva un giorno con un cappotto nuovo, poi con un cappello, poi con una sciarpa e così via...
    Era un uggioso sabato pomeriggio, precisamente il sabato prima della fatidica domenica quando ricevette la visita di due uomini, erano sicari, così si diceva in giro. Uno era alto e di colore, con la tipica capigliatura afro, l'altro era bassino, con lunghi capelli castani fin sopra le spalle e una brutta cicatrice sull'occhio destro, quest'ultimo parlava raramente. "E questi da che cazzo di film sono saltati fuori?! " pensò Asso tra se e se mentre li vedeva avvicinare.
    Era appena tornato dal suo personale rifornimento, giusto in tempo pensò.. -" Salve amici..belle facce sì sì.. Io ho roba buona "-la voce di Asso era lenta e melliflua -" Sì, è proprio quello che sto cercando.."- parlò quello di colore -" Allora guarda cos'ho, sì sì.."- disse Asso mentre si chinava per prendere un sacchetto contenente mezzo chilo di zucchero -" questa è roba che viene dal Nica..nica..nicarà..cazzo....com'era..ni.."- - Nicaragua cazzo! "- irruppe con aria impaziente il tipo con la cicatrice -" Ecco amico, sei un genio cazzo, 'Nicarogua' si si.. beh, questa è roba forte, il prezzo è un po altino, ma vi dico che ne vale la pena, si si, la pena, si.. "- -" Avanti Asso muoviti, quanto vuoi per questa merda? "- -"80 bigliettoni "- -" Che?? 80 bigliettoni?? Ma cos'è per costare così tanto? La merda di Gesù Cristo??"- a parlare era quello con la cicatrice -" Beh sì.. ti posso assicurare che questa è migliore della merda di Gesù Cristo amico.. sì sì.."- replicò Asso -" Cazzo no, non spendo tutti questi bigliettoni pe.."- venne interrotto dal tipo di colore con una semplice alzata di mani -" Calmati Verne, se questa testa di cazzo dice che questo schifo è meglio della merda di Gesù Cristo io mi fido, se poi questo stronzo mi ha preso per il culo, io ritorno, e faccio pentire amaramente lui, e il suo penoso e bugiardo culetto bianco! Sono una persona piena di fiducia e di benevolenza io"- Disse il tipo di colore mentre lasciava nelle mani di Asso ben 80 bigliettoni stropicciati -" Sì, ecco.. non ve ne pentirete amici, questa roba spacca il culo.."-

    Naturalmente la roba non spaccò affatto, e Jules, questo era il nome del tipo di colore, era noto per la sua incredibile capacità di mantenere le promesse.. Era l'una di notte, Asso era ancora sotto il cavalcavia, dormiva, circondato da 3 bottiglie mezze vuote di alcolici, la puzza di alcol e sudore era insopportabile.
    -" Eccolo lì lo stronzo, cazzo che puzza, muoviamoci.."- disse Jules"- Hei tu, bastardo! "- gridò -" Svegliati"- -" Chi è? Sono sveglio sì sì..oh cazzo amico.."- esclamò appena vide i due sicari vicino a lui -" Qualcosa non va? "- disse con tono sottomesso Asso -" Sì, ti dico io cosa non va, volevo sballarmi stasera e invece mia nonna ci ha fatto una cazzo di torta con tutta quella merda di zucchero che ci hai rifilato! "- irruppe Verne -" Hei che vuoi dire, quella era roba buona, del Nica..nicà...nicù.."- -" NICARAGUA porca puttana! "- si intromise Jules -" E no amico, quella non era roba del Nicaragua, quello era zucchero, zucchero che io pago 20 centesimi al chilo al discount sotto casa, quindi non prendermi per il culo, non voglio che mi si fotta, non sopporto quando qualcuno cerca di fottermi, purtroppo nessuno è mai vissuto abbastanza a lungo per potertelo confermare amico! "- -" ma no amico, mi dispiac..-" in quel momento Verne lo colpì con una grossa pietra ruvida e spigolosa sul mento, che si squarciò, lasciando intravedere denti e gengive, immediatamente Jules cacciò dallo smoking che indossava, un pugnaletto, piccolo ma affilato e lo infilzò ripetutamente nell'addome di Asso, Verne per attutire i lamenti gli rifilò in gola un pugno di terra misto a pietriccio, funzionò perché oltre ad attutire i suoi urli gli bloccò la respirazione, portandolo alla morte. -"
    Bene, che ne facciamo adesso Jules? "- disse Verne ancora ansimante -"Lo buttiamo nel fiume ?"- riferendosi al fiume che scorreva indifferente sotto il cavalcavia, proprio di fianco a loro "- -" No! penseranno subito che si è trattato di un omicidio, ho un'idea migliore "- disse Jules, prese una bottiglia che era stata scolata poco prima da Asso e la ruppe a metà su uno delle tante colonne del cavalcavia, tutto sempre toccandola con la manica della giacca, per evitare riconoscimenti digitali, e la sistemò tra le mani dell'ormai corpo senza vita di Asso, impregnandola prima col sangue che sgorgava dall'addome -" Ecco, così penseranno si sia trattato di suicidio accidentale, non indagheranno più di tanto per un figlio di puttana come Asso, diciamo che abbiamo fatto un favore alla società.. "- disse con tono di disprezzo -" Hai ragione, ma meglio che nascondiamo un pò le tracce, aiutami a coprirlo con un pò di terriccio, giusto per ritardare il ritrovamento"- .
    Lo svestirono dei suoi abiti più pregiati, lasciandolo con la sua misera camicia rattoppata e stracciata e lo sistemarono tra le canne più alte del fiume, quelle che crescevano in sua prossimità, ricoprendolo superficialmente con un pò di terriccio, dopodiché levarono i battenti, Asso non era più un loro affare.
    Fissava a bocca spalancata, e senza vita, il cielo stellato. Tutto intorno a sé taceva, a parte qualche cicala insonne e il fruscìo del fiume che sbatteva contro qualche masso o che cullava dolcemente giunchi e canne sulla sponda. Non vi era niente a disturbare il sonno eterno (ancora per poco) di Asso.
    Aveva ancora gli occhi sbarrati, non vi si rifletteva nemmeno il riflesso lunare, visto che questi avevano assunto una composizione vitrea e appiccicaticcia.

    Alle 3 e mezza di quella mattina però, Alexis Duchamp alias Asso tornò a sbattere le sue fredde palpebre sui suoi occhi senza vita. Si rialzò a fatica, fissava ancora il cielo stellato,in quella che era una posizione innaturale per un vivente, il collo infatti aveva assunto una strana inclinazione. Ansimava, rimase così per circa mezz'ora a fissare la luna e le stelle, finché non sentì l'annusare di un piccolo cagnolino nelle vicinanze, cercò di avvicinarsi ad esso, rintracciandolo con il suo fiuto, si muoveva con le movenze di un ubriaco. Il cane lo vide e spaventato corse via, su per il sentiero terroso che portava sulla strada principale del quartiere per bene di Season Lake, quello pieno di villette a schiera. Salì a fatica il percorso, sempre inseguendo la povera preda, che guaendo impaurita scappò via. Asso intanto arrivato in mezzo la strada iniziò percepire tutto intorno a sé strane vibrazioni, pulsazioni di sangue nelle vene, respiri, calore, iniziò a pensare alla carne, alla carne viva, umana, al sangue caldo, scoprì improvvisamente di esserne ghiotto, e così rimase lì, al centro della strada, circondato da dozzine di abitazioni, tutte pullulanti di “cibo”. Sapeva che, prima o poi sarebbe uscito qualcuno, non potevano rinchiudersi lì dentro per sempre, loro sarebbero usciti fuori, e come una pianta carnivora lui era lì, in attesa delle sue mosche. Era proprio di fronte l'abitazione della famiglia Morning, ovvero Dave, Daisy ed Annie Morning. Il cagnetto era fuggito, seminandolo, ma ad Asso non importò, perché accontentarsi di una bistecca quando si poteva avere tutto il bovino?

    continua...




    11- Kill Betty vol. 2
    Il cielo iniziava a schiarirsi, flebili ombre cominciavano a proiettarsi sui muri della piccola stanza di Annie. “Ma quanto tempo ci vuole?” pensava fra se mentre osservava distrattamente la sua mano stretta in quella di Betty, che beatamente dormiva, gliela teneva dolcemente, senza stringere o mollare troppo. Qualche istante prima si era svegliata, le aveva sorriso dolcemente e gliel’aveva stretta, da allora non gliel’aveva più lasciata.
    Le aveva notato gli occhi, stavano assumendo una colorazione rossastra, “Ci siamo quasi” aveva pensato. Era girata verso la finestra, osservava le nuvole che lentamente scorrevano via, così alte, così spensierate, lontane da ciò che stava accadendo. Improvvisamente capì di odiarle, la loro visione le dava la nausea, era così gelosa della loro spensieratezza che pensò bene di chiudere le tendine, ma proprio mentre stava alzandosi, la presa della mano divenne più forte, stava per cacciare la sparachiodi quando notò che Betty era ancora Betty, quindi si rilassò.
    Betty la stava osservando, sorrideva –“Dove vai?”- le chiese molto dolcemente –“ Stavo per chiudere le tendine, il sole mi sta dando alla testa “- mentì Annie, non voleva ammettere di essere invidiosa delle nuvole, era assurdo –“ Ma quale sole?”- rise Betty –“E’ sparito da un bel pezzo, ma è bello.. il crepuscolo è sempre bello, sai il mio primo bacio lo diedi proprio durante il crepuscolo, lo ricordo come se fosse ieri, le nuvole che iniziavano a scurirsi come a volerci concedere più intimità..”- arrossì, Annie stette in silenzio, non sapeva cosa dire, poi Betty continuò –“ sai.. mi piace dormire, mi piace chiudere gli occhi ragazzina..”- Annie stava domandandole il perché, quando improvvisamente si accorse che l’aveva chiamata ragazzina, e non Carol, la osservava con aria sbigottita, Betty lo notò e sorrise mentre le stringeva la mano –“ Chiudo gli occhi, e allora tutto è bello..ogni amaro ricordo, ogni visione”- quest’ultima la disse con tono di disprezzo–“ scivolano via, via trasportati dalla corrente dell’oblio, scompaiono in un immenso e scuro oceano, sempre più in fondo, sempre più in fondo, finché non li vedo svanire, risucchiati da quell’immensa distesa enigmatica..-“ aveva lo sguardo perso, fisso nel vuoto –“ e allora proprio come il topo esce timidamente allo scoperto durante l’assenza del gatto, loro riaffiorano, loro, assenti e annebbiati per la maggior parte del tempo, così radiosi e luminescenti, vanno ad illuminare, ma che dico, vanno ad infuocare l’immensa e scura distesa oceanica, loro, le dolci sensazioni passate.. “- guardava ancora nel vuoto, ma adesso sorrideva –“ Il regalo sotto l’albero di natale, l’odore terroso del muschio del presepe, il gusto segreto della pesca rubata dall’albero dei vicini, il rumore ovattato ma severo del gesso sulla lavagna, la mano calda e protettiva di mio marito, e infine il suo sguardo, così dolce, così luminoso, della mia Carol.. “- faceva fatica a parlare, la voce iniziava a perdere volume, aveva un groppo in gola che le rendeva difficoltosa l’operazione.
    Annie per darle conforto le strinse ancor di più la mano, con un sorriso di ringraziamento Betty si trattenne e a fatica continuò –“ sai..in quel momento riesco ad assaporare a pieno ogni suono, ogni movimento, ogni odore, oh tutto è così dolce, come un pesco in fiore, come la brezza sulla pelle..poi..riapro gli occhi, e l’oceano ridiventa scuro, rimpicciolisce, e alla fine prosciuga.. sul fondo vi sono loro, i brutti ricordi e le visioni..non se ne erano mai andati, oh quelli non se ne vanno mai, che.. appena mi vedono non esitano a lanciarsi contro, ed allora tutto ricomincia..”- -“ Q-quali visioni signora Rohan? “- domandò con voce tremante Annie, anche se sospettava la risposta -“ Oh le ‘visioni’ “- evidenziò Betty –“ quelle visioni.. visioni di sangue, di carne cruda, visioni fameliche, e ricordi, ricordi della mia Carol che viene azzannata..oh e io non ho fatto niente per aiutarla capisci? NIENTE! “- iniziò a singhiozzare, Annie la strinse in un delicato abbraccio, come la presa che Betty aveva della sua mano poco fa, né troppo forte, né troppo lenta.

    Betty smise di piangere e allontanandosi dalla stretta la guardò in faccia e le domandò –“Sei così dolce.. come hai detto che ti chiami?”- -“Annie, mi chiamo Annie”- e le tese la mano, Betty gliela strinse –“Annie.. che bel nome .. ti vedo preoccupata Annie, qualcosa non va? “- le domandò Betty dopo aver notato irrequietezza nel suo sguardo–“ Sì, nessuno vuole credermi, i miei genitori pensano che io sia solo una ragazzina piena di fantasie, quando non sanno … non sanno quello che sta accadendo”- parlava con gli occhi bassi –“ oh..io so cosa sta accadendo invece, e ti credo..sai ti credo.. sei così dolce a prenderti cura di me, così matura per la tua età.. “- la sua voce iniziava a calare, le palpebre diventavano sempre più pesanti, la sua pelle era così bianca.. Annie la guardava terrorizzata, non ce la poteva fare, aveva cambiato improvvisamente idea, nei film o nei fumetti sembrava tutto più facile, bastava puntare la pistola o quello che era alla testa e POW, fine della storia.
    Non aveva mai dato importanza che un tempo erano stati come lei, con dei sentimenti, pieni di paure.. e adesso anche lei aveva paura, paura di non farcela, paura di essersi affezionata troppo a Betty. Per lei sentiva quell’istinto materno che per sua madre non aveva mai provato, magari era nella stretta, o nei suoi sorrisi, negli abbracci, così sinceri. Voleva bene a sua madre certo, anche se il loro rapporto non era da considerarsi come il tipico tra mamma e figlia, Annie e Daisy erano come due amiche di vecchia data. Una volta era stata sorpresa da Daisy a fumare, una normale reazione da mamma sarebbe stata sgridarla, farle ammettere i suoi errori, ma Daisy no, l’aveva osservata ed era scoppiata a ridere –“ ma non si tiene mica in quel modo, e poi quella marca fa schifo! “- ed era andata via come se niente fosse. Un po’ per i sensi di colpa, un po’ per la paura di ciò che stava succedendo Annie iniziò a piangere-“ Oh su su, andrà tutto bene..andrà tutto bene.. “- detto questo la strinse a sé, sul suo petto, Annie continuava a piangere –“ Sono sicura che sareste state ottime amiche..tu e la mia Carol..”- la presa divenne improvvisamente più lenta.. Annie che aveva la testa appoggiata sul petto di Betty, ormai umido delle sue lacrime, notò che il battito cardiaco era diminuito fino a scomparire.
    Si tirò bruscamente indietro, facendo cadere la sedia su cui era seduta poco prima e cacciò la sparachiodi, puntandola al viso della donna momentaneamente senza vita, il cuore le batteva all’impazzata. –“ Ma che diavolo sta succedendo, cos’è stato quel tonf… Annie! Cosa stai facendo?? “- era Daisy, che incuriosita dal tonfo era salita su in camera per dare una controllatina, ignara di trovarvi sua figlia che puntava una vecchia sparachiodi alla testa di un cadavere –“ Mamma, no mamma, devi ascoltare, presto si trasformerà in uno zombie e ci divorerà, è morta.. mamma ti prego … credimi..”- le spiegò Annie con aria supplichevole –“ Ma ti stai sentendo? Sei impazzita.. Dave presto corri su! “- gridò al marito di sotto , mentre osservava Annie come uno dei tanti stralunati che ogni tanto si incontrano in stazione–“ no mamma … per favore … dovete credermi..papà papà mi credi vero?? “- disse mentre vide suo padre varcare la porta –“ Calmati Annie, metti immediatamente quella sparachiodi per terra..fallo sub.. “- in quel momento Betty riaprì gli occhi, non erano umani, non erano vivi, proprio come quelli del maniaco giù in strada, Daisy e Dave lo notarono ..
    –“ Vedi, è viva Annie, adesso posa quella cos.. “- si interruppe poiché Betty emise un gorgoglio dalla bocca che fece immobilizzare di paura tutti e tre i presenti, d’istinto Annie le sparò addosso, tre colpi nell’addome e due in gola, Betty si dimenava ma non sembrava sentire dolore. Una cosa che notarono e che gli fece rabbrividire fu la scarsa fuoriuscita di sangue dai fori delle ferite, era come coagulato, come quello dei cadaveri –“ Secondo voi è viva? Ne siete ancora convinti?? “- lo diceva mentre continuava a sparare chiodi su tutto il corpo di Betty, finché quest’ultima non si alzò dal letto. Stava per lanciarsi contro Dave e Daisy quando Annie le assestò tre o quattro chiodi, dalla lunghezza di sei centimetri l’uno, nel cranio, fracassandolo e perforandole il cervello. Solo allora il corpo di quella che una volta era stata Betty Rohan cadde senza vita per una seconda volta, con un tonfo. Annie si accasciò a terra, e pianse, pianse.. pianse..

    continua...




    12- Zombie dal passato...! O era fantasmi?
    -“Amen”- ripeterono all’unisono mentre l’ultima vangata di terra veniva buttata sui resti bucherellati di Betty. Avevano aspettato che il sole sorgesse prima di darle l’ultimo saluto e una preghiera improvvisata nel proprio giardino.
    La notte precedente era stata la più lunga e tormentata della loro vita. Daisy non aveva fatto che girarsi e rigirarsi tra le lenzuola, anche perché non appena iniziava a sprofondare tra le braccia di morfeo vedeva proiettarsi dinanzi agli occhi, lo sguardo dello zombie in strada, così vuoto, così inutile. Dave rinunciò completamente al sonno quando si alzò e andò a mettersi di guardia di fronte la finestra della cucina. Annie aveva dormito sul divano, pensò che non avrebbe mai più messo piede nel suo letto. Aveva passato l’intera notte a piangere, il sorriso di Betty l’aveva tormentata per tutta la nottata. Si può dire che l’unica ad aver passato la notte tranquillamente era stata Betty , avvolta nell’enorme tappeto del corridoio del piano superiore, in camera di Annie.
    Alle prime luci dell’alba tutti tirarono un sospiro di sollievo, tutti notarono il primo primissimo spiraglio di luce. Quel primordiale barlume luminescente fu come una benedizione, segno che, almeno un qualcosa era rimasto immutato in quella seconda alba piena di irrazionalità.
    Annie con l’aiuto di sua madre aveva costruito una rudimentale croce, fatta con alcuni rametti messi insieme con un po’ di spago, più che una croce sembrava un X, ma se la fecero bastare.
    Avevano appena finito di sotterrare le spoglie di Betty quando Daisy parlò –“Allora…mhm..come avete dormito stanotte?”- -“Bene sì, bene..” , -“ A-a-anch’io b-bene..”- era Dave, aveva un non so che di strano nella voce, -“Papà stai bene?”- -“S-si..”- partì una colpo di tosse simulato, stava piangendo –“Ohhhh mioooo Diooo stai piangendo, femminuccia!!”- Ridacchiò Daisy mentre guardava con occhi stupefatti suo marito, anche Annie ridacchiava, seppur forzatamente -“Cazzo sì se piango, tutto questo non è normale, il mondo è invaso da gente che mangia altra gente!”- disse Dave con la voce soffocata dal pianto –“ Niente di nuovo in pratica!”- Disse Daisy tranquillamente, mentre rivolgeva un’ammiccata ad Annie, che dal canto suo, osservava con aria malinconica il tumulo di terra. –“Andiamo Davie Davie andrà tutto bene, ce la caveremo, abbiamo sempre superato tutto, supereremo anche questo”- disse mentre lo stringeva in un forte abbraccio, -“dai su ora rientriamo dentro, ho una fame, Annie tu vieni?”- disse rivolgendosi alla figlia, ipnotizzata davanti al tumulo di terriccio e che non accennava a seguirli –“ più tardi mamma, non ho fame”-. Stare di fronte quella ‘tomba’ le donava pace, serenità, non capiva il perché, ma sapeva solo che la faceva star bene, forse perché indirettamente le ricordava l’aver messo fine alla vita del suo primo zombie, le ricordava il suo coraggio. Quel tumulo era la commemorazione della sua vincita, il primo traguardo raggiunto nella tanto attesa battaglia fra vivi e non morti, le dava speranza, poteva farcela, niente la spaventava più oramai, nemmeno la visione di sua madre nuda, appena uscita dalla doccia.
    -“Secondo te come sta?”- domandò Dave a Daisy mentre osservavano Annie da dietro le tendine del grande finestrone del soggiorno, bene attenti a non farsi vedere. –“Non lo so, meglio lasciarla con se stessa ancora per un po’, più tardi le andrò a parlare”- non lo fece.

    I giorni passarono e il cibo iniziava a scarseggiare. Le giornate avevano avuto tutte lo stesso ritmo: notti insonni, giornate passate davanti una fossa e chiacchierate distratte ed improvvisate. Una cosa era cambiata però, in strada Asso iniziava ad acquistare compagnia. Due nuovi vaganti si aggiravano con aria disorientata per il quartiere, uno era stato probabilmente una nonna amorevole, un’ipotetica amante del cucito visto che aveva conficcati nel petto due ferretti per il cucito, appunto, l’altro, un ragazzo adolescente con la faccia intasata da piercing, Annie giurò di averci parlato minimo un paio di volte, erano coetanei.
    Quando lui arrivò, Daisy era in cucina a cucinare, Dave era di guardia, mentre Annie come al suo solito, era seduta sul terreno di fronte la fossa. A volte non esitava a sdraiarsi sul terriccio umido, per sentirsi un tutt’uno con la terra e con Betty. Improvvisamente l’inconfondibile suono di una brusca frenata sull’asfalto interruppe il silenzio pomeridiano. Tutti si diressero di fronte la finestra per vedere chi era e cosa stesse succedendo. Dall’auto scesero velocemente una donna ed un uomo, molto attraenti. Gli zombie in strada li notarono –“Oddio ci stanno raggiungendo, ma che cazzo ci facciamo qui??”- era la donna a parlare, decisamente confusa –“ Sta zitta, devo prima risolvere una cosa!”- -“ Ma ci stanno raggiungendo ho paura!”- disse la donna mentre iniziava a piagnucolare. Un attimo dopo l’uomo bussò alla loro porta. Daisy e Dave avevano immediatamente capito chi era, solamente Annie era disorientata. –“ Daisy apri!! So che sei lì, apri questa cazzo di porta! Ti devo parlare, Zitta Angela!!!”- urlava l’uomo in preda alla disperazione, mentre rimproverava Angela, la biondina vestita con abiti costosi, per il suo piagnucolio. –“ Mamma chi è? Sa il tuo nome!”- , ma Daisy non rispose, a risponderle però fu Dave –“ Quello è Mark, Annie, l’ex amante di tua madre”-.

    continua...




    Questa è la prima parte della storia, pubblicherò la seconda parte gli altri episodi non appena li butterò giù >_< se volete leggere gli altri episodi in anteprima li trovate sulla mia pagina Facebook "La stagione degli zombie", diventate fan anche se volete supportarmi e spronarmi a continuare il progetto. :D Non mi dispiacerebbe una vostra opinione, fatemi sapere se trovate ciò una buona iniziativa!

    Edited by ilariamcfly - 12/12/2012, 00:26
     
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