Capitolo 5: Scomode certezze

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  1. SLincoln
     
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    Un brivido mi pervase la schiena. Rimanemmo in silenzio. Sgranai gli occhi dallo stupore. Mi sentii però colpito, un pugno nello stomaco. Lentamente lo allontanai con la mano.
    Avevo capito bene? Lui mi piaceva?
    Questa domanda iniziò a risuonarmi in testa. Come poteva piacermi un uomo. Ma no, non sapeva cosa stesse dicendo, d'altronde era in preda all'effetto dell'alcool. Delirava! Non era possibile che fosse vero. Nel profondo però il dubbio mi attanagliava la mente. No, non era possibile. Mi alzai da terra con la lentezza di un bradipo. Sconvolto. Increduto. L'aveva detto. Possibile che avesse ragione?
    Ripensandoci... i suoi sguardi sempre su di me... era sempre vicino. Ogni scusa era buona per toccarmi. Ma allora... anche lui...?
    Sentii venir meno la terra sotto ai piedi ma allo stesso tempo percepivo una sensazione di leggerezza interiore. Era come se mi fossi liberato di un peso.
    - E' meglio se dimentichiamo questa storia... – dissi varcando la soglia della bettola.
    Mi gettai nella boscaglia per sfuggire a quella verità. Iniziai a correre come un matto tra gli alberi. Sentivo il sangue pulsare nelle vene e il cuore battere veloce. Che cazzo! Ma cosa stavo pensando!
    - Rick!
    Mi immobilizzai. L'arciere mi raggiunse ma lo bloccai con un gesto della mano.
    - Non avvicinarti!
    - Rick! Non ti permetto di chiudere qui la questione! - disse affannato.
    - Non c'è nessuna questione, ti ho detto di dimenticare questa storia, o sei sordo?! - gridai.
    - Cos’è che ti ha dato tanto fastidio, eh? Il fatto che io me ne sia accorto o il fatto che tu non voglia digerirlo? – ribadì.
    Mi strofinai dietro la nuca, continuando a scrutarlo. Quell'uomo per me era un enigma, un cubo di Rubik, del quale prima o poi avrei trovato la combinazione, ma non era il momento.
    - Io.. io non capisco neanche di cosa stiamo discutendo.. – affermai corrugando la fronte.
    S'imbestialì. A grandi falcate si avvicinò.
    - Fanculo tu e i tuoi cazzo di giochetti! Non ti sto chiedendo il mondo, voglio solo mettere in chiaro la questione. Non è difficile, sai? - ringhiò - Rifletti un po’. Mi stai sempre intorno, cerchi contatto fisico..
    Ma che stava affermando. Cosa? Io? Mi istigava.
    - Sono cose che fai anche tu! Cosa dovrei dire? Insinuare forse che sono io quello a piacerti? E’ così Daryl Dixon? Rispondimi! - intimai furioso.
    Non reagì. Si limitò a guardarmi negli occhi. Non obiettò. Per quale motivo? Forse anche lui provava qualcosa. “Anche” lui. Forse stavo mentendo a me stesso. Forse una cosa del genere non aveva posto in un tale mondo.
    Eravamo amici, c'eravamo affezionati, ma diamine! Mai avrei pensato di potermi legare a lui in un altro senso. In quella vecchia casa gli avevo confessato di amarlo come un fratello. Mi aveva frainteso? Oppure ero io che fraintendevo me stesso, negavo i miei reali sentimenti.
    Ero confuso, frustrato. Non sapevo cosa pensare di me, di lui... di noi. Lui era il tipo ribelle, io quello razionale. Eravamo troppo diversi ma anche simili.
    Sentii la testa pulsare, mi stava letteralmente scoppiando colma di pensieri contrastanti.
    - Non rispondi? Non fare il tenebroso che con me non attacca! - gli gridai rabbioso.
    Scrocchiando le nocche si avvicinò lentamente. Indietreggiai interrogandomi sul suo fare.
    - E’ proprio così cowboy. Smettiamola di girarci intorno... - disse con calma spiazzante.
    Le sue mani afferrarono la camicia e mi tirò a sé. Sentii il contatto della sue labbra sulle mie. Non mi scostai. Rimasi immobile. Ebbe di nuovo ragione.
    Una strana ma stupenda sensazione mi pervase. Rimanemmo qualche istante ad assoporare quell'attimo, prima di farci prendere dalla passione.
    La sua lingua, lentamente, si fece strada tra le mie labbra affondando poi nella mia bocca. Immersi una mano tra i suoi capelli, stringendo forte. Non potevo credere di sentire il suo sapore. Mi piaceva e non riuscivo a staccarmi da lui. Le lingue roventi si intrecciavano mentre le mani si facevano strada sul torso.
    Emotivamente mi sentii come un adolescente al primo bacio ma l'esperienza spero fece capire tutt'altro.
    Percepivo la sua lingua ruvida abbracciarsi con la mia. Il suo sapore forte di grappa riuscì quasi ad ubriacare anche me.
    Il fiato spezzato ci costrinse a scioglierci. Ci guadammo increduli. Sfiorai il mento con le dita. Avevo la barba umida.
    Mi fissò con gli occhi della ragione.
    Mi voltai per tornare al penitenziario, senza dire niente. Piombò tra noi un tremendo imbarazzo. Daryl ritornò nella baita a recuperare gli scoiattoli. Mi seguì poi in silenzio.










    *










    Per tutto il tragitto nessuno dei due si espresse. Eravamo a disagio per quello che era succeso poco prima. Non ci degnammo nemmeno di uno sguardo.
    - Carl, apri! - gridai per farmi sentire. Il ragazzo era distratto nell'orticello.
    - Papà! Tutto bene? Ti vedo strano.
    - Si Carl, non preoccuparti – dissi poggiandogli la mano sul capo.
    L'arciere fulminò con lo sguardo il ragazzino.
    - Carl, non badare, vai dentro.
    - Rick, forse è meglio se vai da Lori – disse Meggie venendomi in contro.
    Mi diressi verso la cella dove di solito lei riposava.
    Mi affacciai appena per vedere se fosse sveglia. La trovai con una mano sul pancione e l'altra che stringeva una foto. La nostra foto. Quella che le mostrai la prima sera che ci ritrovammo. Io, lei e Carl. Piangeva in silenzio. Le lacrime solcavano le sue magre guance. Non si accorse di me tanto era immersa nella sua riflessione.
    Non me la sentivo in quel momento di parlarle. Il nostro rapporto era sì logoro ma provavo comunque la sensazione di averla quasi tradita.
    Per la miseria, avevo baciato un uomo. Daryl.
    - Rick iniziamo? - rimbombò la voce dell'asiatico nell'aria.
    Lori si voltò con gli occhi pieni di lacrime e mi vide.
    - Rick, asp... - lasciai sospese in aria le sue parole.
    Portammo fuori quei corpi puzzolenti, ripulendo finalmente i bagni.
    Daryl tenne un basso profilo tutto il tempo.
    Intimai gli altri di allontanarsi. Restai da solo. Sfregai un fiammifero dal qual nacque una piccola fiammella. Lo gettai su quell'ammasso di corpi, rimanendo con lo sguardo fisso sul rogo. Quelle fiamme le sentivo anche dentro di me. Quella cosa mi stava logorando l'animo. Bruciava proprio come quelle lingue di fuoco carbonizzavano quelle cose. Mi chianai stringendo i pungi davanti al viso. Dovevo convincere me stesso.
    Dopo quanche minuto mi rialzai, deciso a non dover cedere di nuovo in quel modo.
    - Hershel, per favore, puoi dare un'occhiata a Lori? - gli chiesi prima di entrare nel blocco – grazie.
    Meggie mi guardò in cagnesco.
    Mi diressi nei bagni lindi. Dovetti assecondare il richiamo fisico.
    All'uscita incrociai Daryl che non mi permise di proseguire bloccandomi con la mano sulla spalla.
    - Ascolta, dobbiamo parlare un attimo...
    Mi agitai di nuovo.
    - E di cosa vorresti parlare? Cos’altro vuoi da me? Non ti è bastato baciarmi? - rinfacciai – perchè lo hai fatto? Cosa volevi dimostrare?
    - Non mi era sembrato che ti dispiacesse baciarmi. Avrei giurato che avessi provato a metterci la lingua – affermò irato.
    Non seppi ribattere. Non ebbe tutti i torti.
    - Io.. io sono parecchio confuso adesso – ammisi strofinandomi la tempia.
    - Credi che io non lo sia? Ti guardo e non so che pensare, questa cosa mi sta facendo impazzire – confessò.
    Ci scrutammo in imbarazzo. Era davvero una situazione assurda, come un limbo nel quale non riuscivo a vedere barlume di salvezza.
    - Rick! Abbiamo bisogno di te – gridò Glenn.
    Guardai l'aricere negli occhi e con un cenno di capo mi congedò.
    Mi allontanai non pensando più a quella discussione, avrei messo fine a quella cosa, sperando di riuscire a scacciare quella strana attrazione.
     
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